Il discorso pronunciato dal premier Mario Draghi all’Istituto Cucovillo di Bari ha tutta l’aria di un manifesto politico. «Tocca ai giovani trasformare l’Italia – ha detto il presidente del Consiglio – Il nostro compito è quello di mettervi nelle condizioni di farlo al meglio. Il vostro è quello di immaginare il Paese in cui vorrete vivere». Insomma, per Draghi il rilancio dell’Italia non può prescindere da un rinnovato protagonismo dei giovani. Il che significa consentire loro non solo di lavorare, produrre e mettere su famiglia, ma anche di contribuire al governo dei Comuni, delle Regioni e dell’intero Paese.

Ascoltando quelle parole, a Gaetano Manfredi saranno fischiate le orecchie. Nella sua prima giunta, infatti, il neo-sindaco di Napoli non ha inserito nemmeno un under 40. Gli assessori più giovani sono Luca Trapanese e Chiara Marciani, delegati rispettivamente a Politiche sociali e Politiche giovanili, che di anni ne hanno entrambi 44. E a chi gli faceva notare l’età media non proprio verde del suo esecutivo (quasi 60 anni, sindaco incluso) Manfredi ha risposto in maniera tranchant: «Non possiamo fare training, abbiamo la necessità di operare da subito e per questo ho scelto una giunta di esperienza». La discrepanza tra l’impostazione sostenuta da Draghi e la risolutezza con la quale Manfredi ha risposto a chi gli faceva notare la mancanza di assessori under 40 c’è ed è evidente. È vero, Napoli versa in condizioni drammatiche, devastata com’è da dieci anni di populismo inconcludente e da una crisi sanitaria ed economica senza precedenti. E tutto ciò non ammette indugi: bisogna analizzare i dossier, affrontare le emergenze e “aggredire” i problemi fin da subito. E l’ottima prova fornita dal 63enne assessore Edoardo Cosenza, al quale si deve la riapertura della Galleria Quattro Giornate e che sta affrontando con decisione anche la spinosa questione dei lavori all’interno della Galleria Vittoria, dà ragione a Manfredi.

Possibile, però, che a Napoli e dintorni non vi siano under 40 in grado di fornire un valido contributo all’amministrazione della città? Possibile che nessun giovane sia all’altezza della sfida, nello stesso tempo complessa e stimolante, di dare “freschezza” alla governance di Napoli? Eppure le università, le imprese e il mondo delle professioni del capoluogo campano pullulano di talenti, spesso riconosciuti come tali solo in altre regioni o all’estero. La questione non è di poco conto. Non si tratta di contestare la nuova giunta per partito preso o di sventolare la solita bandiera del giovanilismo.

Una volta azzerata la disastrosa esperienza politico-amministrativa di Luigi de Magistris, durante la quale gli under 40 non sono mancati ma non hanno certo fornito buona prova di sé, bisogna strutturare una nuova classe dirigente. E la statura di un sindaco si misura anche dalla sua capacità di aprire ai giovani la governance cittadina, allevare una classe dirigente in grado di gestire il Comune secondo criteri moderni, dare una prospettiva decennale o addirittura ventennale al proprio progetto politico-amministrativo altrimenti destinato a morire. Insomma, anche il «training» dei giovani è necessario: qualcuno a Manfredi dovrà pur ricordarlo.