Arriva l’ok sulle bombe a grappolo all’Ucraina, ma a patto che non vengano utilizzate in territorio russo. E’ questa una delle cinque condizioni imposte da Washington per dare il via libera all’invio delle tanto discusse munizioni a Kiev. Una scelta non condivisa da molti alleati degli Stati Uniti, che hanno ratificato la Convenzione di Oslo del 2008 con la quale si vieta la produzione o l’uso di queste armi.

Crosetto: “Russia usa da sempre le bombe a grappolo” – Tra chi si è espresso in merito c’è anche il ministro della Difesa Guido Crosetto che ha ricordato come lui fosse sottosegretario alla Difesa nel 2011 quando l’Italia ratificò la Convenzione sulle cluster bomb. Salvo poi ricordare che “i russi le usano da sempre” e che questo avviene in Ucraina “dall’inizio” del conflitto.

Tra i Paesi occidentali, Germania, Regno Unito, Italia e Spagna si sono opposti alla decisione americana – Kiev, come Mosca e Washington, non ha mai aderito alla de-escalation sulle bombe a grappolo, ma sa bene quanto il tema sia scivoloso. “Abbiamo principi chiave di cui sono stati informati per iscritto i partner”, chiarisce il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov mentre si impegna a tenere un registro delle zone di impatto e a impiegare queste munizioni solo per liberare l’Ucraina.

La promessa è che queste armi “non saranno utilizzate sul territorio russo ufficialmente riconosciuto” –  ma solo nelle aree in cui si concentrano le forze armate russe, per sfondare le linee di difesa nemiche”. Il Cremlino, però, non si fida e va all’attacco della Casa Bianca. Per la Russia le rassicurazioni dell’Ucraina di utilizzare le bombe a grappolo in modo “attento” e “responsabile” non significano nulla, e gli Stati Uniti lo sanno bene.

Biden: “È stata una decisione molto difficile ma necessaria, l’Ucraina è a corto di munizioni e ne ha bisogno” –  il presidente Usa, Joe Biden, rompe gli indugi e autorizza l’invio delle controverse munizioni a grappolo a Kiev, ignorando l’imbarazzo già manifestato giorni fa da alcuni alleati (Germania e Francia), gli appelli degli attivisti per i diritti civili, la contrarietà dell’Onu, il malumore di molti dem e la minaccia russa che, con l’ambasciatore russo all’Onu, Vasily Nebenzya, ha parlato di “pericolosa escalation”.

L’ex presidente Dmitrj Medvedev definisce “un nonno col piede nella fossa” Joe Biden – accusandolo di voler provocare l’Armageddon nucleare, mentre la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, mette in guardia sostenendo che “i civili saranno presi di mira, come è successo ogni volta che sono stati inviati in Ucraina sistemi d’arma Usa-Nato sempre più letali”.

Proprio le persone comuni sono tra le principali vittime di questo tipo di arma – visto che la dispersione delle cariche avviene in modo spesso imprevedibile e può colpire anche obiettivi non coinvolti negli eventuali scontri. Un rischio che permane negli anni dal momento che le bombe a grappolo spesso non esplodono subito e restano sul terreno per diversi anni, cosa che le rende potenzialmente letali anche a distanza di tempo. La Russia lo sa bene.

Von der Leyen: “al fianco dell’Ucraina finché sarà necessario” – “500 giorni di guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. 500 giorni di coraggiosa resistenza Ucraina. 500 giorni di fermo sostegno europeo all’Ucraina. Resteremo al fianco dell’Ucraina finché sarà necessario”. Lo ha scritto oggi su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen.

Meloni: “Tutti applichino Convenzione che vieta armi a grappolo” – “L’Italia aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo. Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza Atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale dei principi della Convenzione”. Lo afferma in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che poi aggiunge: “Ribadisco la condanna dell’Italia alla guerra d’aggressione della Russia, il supporto totale e costante alla resistenza dell’Ucraina, l’impegno con gli Alleati per costruire un nuovo e più forte modello di sicurezza per l’Europa”.

Giulio Pinco Caracciolo

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