Non aveva mai conseguito una specializzazione da ginecologo eppure si spacciava tale. È stato arrestato, un medico cardiologo in servizio nell’ospedale di Soverato, in provincia di Catanzaro, con l’accusa di aver violentato almeno 63 donne, tra cui anche una minorenne. Le vittime sarebbero state adescate, qualora le condanne dovessero confermare le accuse, dal 2017 a oggi.

L’uomo è stato arrestato dai carabinieri di Soverato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica. “Proprio qui in reparto dovevate farlo?”, le parole dell’uomo ai militari al momento dell’operazione. Le violenze sessuali si sarebbero consumate nello studio del medico a Soverato. La Procura della Repubblica di Catanzaro, tramite una nota, ha riferito che il falso ginecologo attuava le violenze sessuali o induceva le vittime a compere atti sessuali.

Il cardiologo è accusato di violenza sessuale, pornografia minorile, interferenze illecite nella vita privata e truffa. Le forze dell’ordine hanno anche sequestrato telefoni cellulari e il computer dell’uomo. Le vittime delle violenze sarebbero state identificate grazie alle immagini riprese dalla telecamera installata nello studio del professionista. Potrebbero essere, fanno sapere dalla Procura, anche più di quelle indicate in quanto alcune delle immagini registrate sono poco chiare.

Le indagini dei carabinieri del Nor- Sezione Operativa della Compagnia di Soverato sono scaturite dalla denuncia di una 20enne. Sono durate circa otto mesi, a partire dal giugno 2021. Secondo la tesi dell’accusa “traendo in inganno le giovani donne sulla propria qualifica di ginecologo, che in realtà non possedeva, col pretesto di effettuare visite mediche, compiva sulle stesse atti sessuali o le induceva a compiere atti sessuali con l’uso di oggetti di forma fallica”. Sempre secondo l’accusa “oltre al pagamento del corrispettivo per l’attività ‘professionale’ svolta” l’uomo “attraverso l’utilizzo di una telecamera si procurava indebitamente i video della visita delle pazienti, che provvedeva poi a memorizzare e a conservare, in forma criptata, su propri dispositivi elettronici”.

Il dottore, riporta La Repubblica, avrebbe messo in atto un meccanismo preciso: adocchiava le vittime in ospedale e le avvicinava. Chiedeva perfino ai pazienti se avessero figlie, sorelle o nipoti. Le convinceva a fare degli accertamenti tempestivi nel suo studio perché avrebbero potuto anche loro ammalarsi facilmente. Dopo la visita cardiologica millantava quella specializzazione in ginecologia: la presunta patologia avrebbe potuto comportare problemi anche all’apparato riproduttivo. La diagnosi sarebbe stata possibile solo tramite l’eccitazione che avrebbe permesso l’effettiva vascolarizzazione dei tessuti. E così cominciava la violenza.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.