Sei Punte
Una coscienza malandata
Harris e Biden rincorrono Trump sugli ostaggi in mano ad Hamas
Qualche giorno prima di beccarsi la fucilata che per un pelo non lo ammazzava, Donald Trump – in una delle sue quotidiane fanfaronate – dice ai macellai di Gaza: vedete di liberare i “nostri ostaggi” prima che io assuma l’incarico, altrimenti sono cavoli amari. Le parole di un fanfarone, appunto. Ma dotate di qualche innegabile furbizia (“i nostri” ostaggi) e, soprattutto, capaci di parecchia efficacia se – qualche settimana dopo – lo staff del recessivo Joe Biden si affrettava a convocare le televisioni per riprendere il vecchio presidente seduto al tavolo con le famiglie dei sequestrati. E a ruota la regina del contro-deep state delle bellurie obamiane “post-yes, we can” – Kamala Harris – impegnata nell’equilibristica conferenza stampa che in modo penosamente intempestivo recupera ed enumera i profili degli ostaggi americani dopo aver disertato il discorso di Benjamin Netanyahu.
Il tutto mentre il bifolco con in testa quella scopa di mais sbertuccia agevolmente il duo democratico in avvicendamento, dicendosi stupefatto per l’ipotesi che gli ebrei – dopo essere stati trattati così irrispettosamente – possano votare per quelli che solo obtorto collo trovano parole per ricordare i corpi vivi e i cadaveri trattenuti dai mostri del 7 ottobre. Hai un bel dire che era legittimo non tributare onori a Benjamin Netanyahu. Ma è un’intelligenza pigra quella che non capisce che le ragioni di accusa nei confronti di chi rappresenta Israele sono adoperate da coloro che non contestato allo Stato ebraico di avere quel primo ministro, ma puramente e semplicemente di esistere.
Ed è una coscienza malandata quella che non capisce che Netanyahu, l’altro giorno, al Congresso degli Stati Uniti non rappresentava un paio di ministri fondamentalisti né i manipoli di coloni che in nome della Bibbia sradicano gli ulivi dei contadini palestinesi: rappresentava il diritto degli ebrei – molti dei quali totalmente avversi a Netanyahu – di vivere nella terra che hanno acquistato, lavorato e reso florida. E per la quale hanno combattuto contro chi non vuole libertà per la Palestina, ma una Palestina libera dagli ebrei. Una Palestina Judenfrei.
Scoperchiando questioni che vanno ben oltre la guerra di Gaza, il pellegrinaggio statunitense di Benjamin Netanyahu ha reso plateale il disastro di un’America votata alternativamente alle uscite rozze e furbesche – ma spiazzanti e possibilmente ficcanti – di quello sbruffone o alle inadeguatezze desolanti, agli imbarazzi e ai biascicamenti di un establishment democratico inadeguato per motivi certamente diversi, ma certamente non meno gravi.
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