Fare luce per rendere giustizia agli innocenti
I nove o sette bambini uccisi a Gaza, le versioni discordanti e la mamma pediatra che “sentiva” qualcosa: verità da accertare
Le operazioni israeliane dei giorni scorsi avrebbero provocato notevoli vittime tra i civili palestinesi. Un caso in particolare ha fatto strepito: un presunto attacco aereo nel sud della Striscia, a Khan Younis, che avrebbe provocato la morte di nove tra i dieci figli di una coppia di medici. L’esercito israeliano ha dichiarato di non avere riscontri in merito, e ha dunque annunciato l’avvio di accertamenti. La tragedia – che, se accertata, sarebbe a dir poco orribile – è stata oggetto di resoconti lacunosi e improbabili.
A parte l’usuale corredo di fotografie false, una somma di stranezze reclama che si faccia luce sulla vicenda (anche, ovviamente, per certificare le eventuali responsabilità del caso). Dalle prime notizie emergeva che la madre, Alaa al-Najjar, era al lavoro all’ospedale Nasser. Molti organi di stampa, tra i quali il Jerusalem Post, riferivano inizialmente che “fonti interne dell’ospedale hanno testimoniato che la coppia non aveva rapporti con Hamas”. Bizzarra affermazione, sul caldo di quella tremenda notizia. Perché precisare che non avevano rapporti con Hamas? Chi erano le “fonti interne”? Poi si capiva, grazie a un’intervista a due medici inglesi. I quali spontaneamente, senza rispondere a una domanda, dicono appunto che la coppia non aveva relazioni con l’organizzazione terroristica.
Bimbi uccisi, le versioni discordanti
C’era dubbio che ne avesse? Contemporaneamente, il direttore del ministero della Salute di Gaza dichiarava che l’abitazione della famiglia è stata colpita pochi minuti dopo che il padre era tornato a casa. Quindi lui e la moglie avevano lasciato soli 10 bambini, di cui molti piccolissimi, in zona di guerra. La stranezza della situazione non doveva sfuggire a un altro medico, Youssef Abu Al Rish, il quale in un comunicato pubblicato in quelle ore dal ministero della Salute diceva: “Li ha lasciati per compiere il suo dovere e la sua missione verso tutti quei bambini che non trovano altro posto che l’ospedale Nasser”. Perché si preoccupava di spiegare il motivo per cui i genitori hanno lasciato soli i bambini? Poi, in un messaggio su X del 24 maggio, il suddetto direttore del ministero della Salute dichiarava che la madre era al lavoro al Nasser Hospital quando ha ricevuto i corpi bruciati di sette dei suoi figli.
ABC News riferiva che “Il Dott. Ahmed al-Farra, capo di pediatria e ostetricia presso la clinica Tahrir nel complesso medico di Nasser, ha confermato l’incidente, dicendo ad ABC News in un’intervista telefonica di sabato che al-Najjar era al lavoro quando ha ricevuto la notizia. Sentiva con il cuore che era successo qualcosa alla sua famiglia”. Proseguiva il medico: “Se n’è andata, ha camminato e ha cercato di correre senza mezzi di trasporto: purtroppo, ha scoperto che la sua casa era completamente distrutta”. Una versione incompatibile con quella iniziale, secondo cui la madre avrebbe “ricevuto” i corpi all’ospedale. L’oeil Medias riportava, come molti altri, che “La dottoressa Alaa Al-Najjar ha ricevuto le spoglie dei suoi nove figli mentre lavorava all’ospedale Nasser”.
Nove o sette figli morti?
Quindi nove, non sette come invece diceva il direttore del ministero della Salute. Il cognato della madre, in un video pure circolato ovunque, riferiva di essere arrivato per primo sulla scena del presunto attacco. Dice: “abbiamo trovato sette corpi; sono il primo a essere arrivato, non ho aspettato la protezione civile o altro”. Fa l’elenco dei 7 bambini morti che avrebbe trovato, nominandoli uno a uno. Poi dice: “Sospettiamo che i due mancanti siano Yahya, il maggiore, e Sidra, la bambina di sei mesi”. Dice ancora: “La madre era accanto a me quando sua figlia è stata tirata fuori”. Prosegue: “implorava la protezione civile di darle la ragazza, sperando che fosse ancora viva”. Quindi. La madre aveva ricevuto i corpi (7, 9, non si sa) “mentre era al lavoro in ospedale”.
“Sentiva” che era successo qualcosa
Così hanno detto alcuni medici nonché (vedi sopra) il direttore del ministero della Salute. Poi invece si dice che siccome “sentiva” che era successo qualcosa di brutto se ne è andata, non si sa con quale mezzo. Poi il cognato ci dice che era con lei, e di essere stato il primo ad arrivare, e di aver trovato i corpi. Dice che è lì, con la madre, ad assistere al recupero dei corpi. Dice che la madre “chiede al marito di darle la bambina, sperando che respirasse ancora”. Prima però diceva che lo aveva chiesto alla protezione civile, non al marito (ferito a terra). In altra parte del video, infatti, il cognato dice di essere arrivato sul posto e di aver trovato il fratello gravemente ferito, riverso. E la madre, che era “accanto a me” (cioè accanto al cognato) chiedeva al marito, gravemente ferito, riverso, di darle la bambina? In un altro video di una emittente araba, un supposto cronista diceva poi che due dei bambini, tra cui la piccola Sidra, “sono in condizioni critiche e non sono ancora stati recuperati da sotto le macerie”. La piccola Sidra era quella che il cognato diceva non essere stata trovata, mentre era lì a seguire il recupero dei corpi. Diciamo che c’è da indagare parecchio, anche per rendere giustizia agli innocenti che fossero stati uccisi in quest’altra tragedia della guerra di Gaza.
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