Io accuso il Rettore dell’Università di Torino, prof. Geuna, per i gravissimi episodi che si sono verificati la scorsa settimana al Campus Einaudi. Dopo aver firmato documenti con il Gruppo Sionistico Piemontese, non ha mantenuto nessuno degli impegni assunti e sottoscritti. Aveva invitato alcuni suoi colleghi della Facoltà di Medicina a “non perdere tempo” nell’organizzare una visita in Israele, come era stato concordato, per studiare l’organizzazione di medicina d’urgenza molto avanzata, ma poi non li ha mai sollecitati a procedere (e sono trascorsi otto mesi senza che nulla accadesse). Il Rettore spiegò al sottoscritto (e ad altri suoi colleghi del Senato Accademico) che riteneva che, non bloccando il continuo ripetersi delle manifestazioni dei pro-Pal nell’Università di Torino, questi “si sarebbero calmati”; i fatti dimostrano quanto abbia sbagliato (senza considerare gli ingenti danni causati nel frattempo dagli stessi alle casse di UniTo). Geuna, sollecitato da un avvocato nominato dal Gruppo Sionistico Piemontese a mantenere gli impegni assunti a nome dell’Università, non ha mai risposto, e anzi ha successivamente detto (a una delle tre persone candidate a succedergli nelle elezioni per la nomina del nuovo Rettore) che “non intendeva rispondere”. Ha permesso che la manifestazione organizzata al Campus Einaudi alle ore 16 – regolarmente autorizzata – venisse spostata dall’aula precedentemente diffusa tramite social e volantini all’aula A2 senza motivazione alcuna e nonostante la porta di accesso normale fosse “dichiarata rotta e non agibile”, obbligando organizzatori e pubblico ad entrare da un accesso secondario situato nel retro. È colpevole del fatto che la porta “dichiarata rotta e non agibile” non avesse nessun segnale di pericolo (chi l’ha aperta è stato redarguito perché “c’era il rischio che crollasse”). E non va dimenticato che la direttrice Anna Mastromarino due mesi fa invitò i giovani studenti che avevano organizzato una manifestazione in un’aula del Campus – dapprima regolarmente autorizzata, ma poi proibita perché nei manifesti si parlava anche di lotta all’antisemitismo, il che non era scritto nell’autorizzazione concessa – a uscire dall’aula perché “li considerava occupanti” (e forse avrebbe potuto denunciarli?). Però non ha usato gli stessi termini nei confronti dei pro-Pal e non li ha mai invitati a uscire dall’aula perché occupanti. La scorsa settimana i giovani avevano diritto di tenere la loro manifestazione nell’aula A2, poi fatta spostare nell’Aula Magna adiacente, ma ha chiesto di abbandonarla perché “non c’erano le condizioni per continuare” (e non lo ha chiesto a chi “occupava”, senza diritto, lo spazio regolarmente concesso ai giovani organizzatori della manifestazione). I pro-Pal hanno impedito a una professoressa, da loro considerata “sionista”, di entrare in Università dopo che la manifestazione si era sciolta (fortunatamente la prof, che conosce i luoghi meglio di codesti “studenti”, ha potuto successivamente entrare da una porta a loro probabilmente non nota). Il Rettore è colpevole per non far rispettare il principio che l’Università è un luogo dove dialogo e confronto devono essere concessi a tutti, anche se si vuole parlare di diritto allo studio. Invece sempre più questo viene impedito a persone che non esitano a usare la forza fisica contro chi – dal loro punto di vista – è colpevole di essere sionista (tema che non era nemmeno all’ordine del giorno).

Emanuel Segre Amar

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