Avevamo annunciato il tema e allora eccoci qui. Esiste anche il bullismo tra docenti”. Nelle scorse settimane abbiamo aperto uno spazio di racconto sulle vicende di insegnanti che subiscono logiche di potere, sopruso o derisione da altri colleghi, escludendo dal novero, per ora, gli atti dei dirigenti sui docenti e dei docenti sugli alunni. Ci siamo volutamente limitati alle dinamiche tra pari, per analogia con il bullismo dei ragazzi. Questo spazio è diventato presto uno sfogatoio fluente di rabbie e frustrazioni per alcuni, altri hanno raccontato in modo più riflessivo. Tentiamo una sintesi.

Le testimonianze raccolte fanno riferimento perlopiù a una presunta differenza di peso tra pari, che degrada la dignità professionale di alcuni docenti, talvolta anche agli occhi degli studenti, o a logiche di gruppo che limitano, penalizzano o deridono il singolo (anche fino a forme di violenza verbale e psicologica). Vittime frequenti di questo sguardo dall’alto sono i docenti di sostegno. Alcuni di loro raccontano situazioni degradanti, come il rifiuto, da parte dei docenti di disciplina, di condividere il posto nei pressi della cattedra o di coinvolgerli nella valutazione dello studente affidato, anche solo per un parere consultivo. Un altro contesto di questa differenza tra pari è legato alle cosiddette discipline di serie B (di solito Scienze Motorie, Religione, Arte, etc). “Questa svalutazione si esplicita – ci racconta un docente pugliese – nel peso delle nostre valutazioni nei Consigli di Classe o in altre situazioni larvali come la scelta dell’orario scolastico, in cui a queste discipline vengono spesso riservate le ultime ore”.

Materia di serie B è peraltro un concetto relativo: “in certi contesti le cenerentole sono le materie non di indirizzo”, ci racconta una docente di Filosofia in un Liceo Scientifico. Quando non di bullismo, è di nonnismo che si sente parlare. Alcuni giovani docenti testimoniano un frequente ostracismo, a seconda dei casi, al loro dinamismo innovatore o alla loro diversa “scala” di valutazione. Accade anche per i più anziani, alcuni dei quali hanno dovuto subire la derisione, soprattutto nel periodo pandemico, per le loro difficoltà con gli strumenti digitali. Gli altri diversi tra i pari sono i docenti di potenziamento, le figure del cosiddetto organico dell’autonomia introdotto dalla Buona Scuola renziana. Rappresentano un grande fattore di slancio per le scuole che hanno saputo utilizzarli per specifiche progettualità, ma in altre sono ridotti a meri “tappabuchi” per le supplenze.

“Ci sentiamo mortificati due volte – racconta uno di loro – prima perché non valorizzati nella nostra professionalità, poi perché visti dai colleghi come nullafacenti in sala professori quando non ci sono supplenze”. È importante una collettiva presa di coscienza di queste dinamiche, affinché le disparità di contesto emergano e siano scongiurate. Il richiamo all’equità non contraddice l’importanza del merito, ma, al contrario, spinge a riconoscerlo e valorizzarlo anche in chi è costretto a partire, per colpe non proprie, da inaccettabili posizioni di svantaggio. A Raz Degan, protagonista del film Centochiodi di Ermanno Olmi, fermato dagli inquirenti per un folle atto dimostrativo, viene chiesto se abbia mai fatto parte di un’organizzazione terroristica. “Ho fatto parte del corpo insegnante” risponde serafico. Non sarà un’organizzazione terroristica, ma di sicuro, quello docente, è ancora molto lontano dall’essere un corpo.

Pino Suriano

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