Il caso relativo alla ‘scarcerazione‘ di Pasquale Zagaria finisce alla Corte Costituzionale. Il tribunale di sorveglianza di Sassari ha deciso di sollevare questioni di legittimità costituzionale in riferimento agli articoli 2 e 5 del decreto legge 29 del 2020 per violazione degli articoli 3, 27 comma 3, 32, 102 comma 1, 104 comma 1 della Costituzione.

Il decreto su cui la Consulta dovrà pronunciarsi è quello fortemente voluto dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per rispondere alle polemiche suscitate a seguito di centinaia di scarcerazioni nella fase dell’emergenza sanitaria; polemiche sollevate nei salotti televisivi, in primis quello di Massimo Giletti, e nella quasi totalità dei partiti politici, capofila Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia. Secondo il dl, entrato in vigore l’11 maggio, in merito alle ‘scarcerazioni’ di particolari detenuti condannati per reati di grave allarme sociale, il tribunale o il magistrato di sorveglianza deve rivalutare costantemente se esistono ancora i motivi per mantenere la detenzione domiciliare o il differimento della pena.

Anticipando qualche dettaglio sul provvedimento, di cui scriveremo approfonditamente sul nostro giornale nell’edizione di domani, secondo il magistrato estensore gli articoli 2 e 5 del dl 29/2020 violerebbero l’articolo 104 comma 1 – “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere” – perché “l’obbligo di rivalutazione della detenzione domiciliare” previsto dal dl “immediatamente, entro quindici giorni e poi a cadenza mensile invade la sfera di competenza riservata all’autorità giudiziaria e viola il principio di separazione dei poteri“.

In parole semplici: quel decreto a firma del Ministro Bonafede toglie spazio alla valutazione discrezionale del magistrato, violando il principio della separazione dei poteri tra politica (legislativo) e magistratura (giurisdizione).

Inoltre, gli stessi articoli del dl, metterebbero a repentaglio l’equilibrio tra il diritto alla salute (articolo 32) e umanizzazione della pena (articolo 27) da un lato ed esigenze della collettività dall’altro perché “il regime di frequenti rivalutazioni” della detenzione domiciliare “sostanzia di per sé una ipotutela del diritto alla salute” in quanto è difficile ipotizzare in tali condizioni la continuità delle cure e garantire il benessere psico-fisico del detenuto.

In base al provvedimento depositato oggi, Pasquale Zagaria resterà ai domiciliari. La decisione della Corte Costituzionale potrebbe arrivare tra mesi o addirittura tra un anno.

Ciò non significa che lo Zagaria attenderà la decisione a casa perché la rivalutazione della sua condizione di salute è prevista per settembre di quest’anno, come deciso dal provvedimento adottato dal magistrato di sorveglianza Riccardo de Vito lo scorso 23 aprile.

Erano stati gli stessi legali di Zagaria, gli avvocati Lisa Vaira e Andrea Imperato, a richiedere la conferma della detenzione domiciliare per il loro assistito e la deduzione di diverse questioni di legittimità costituzionale, alcune delle quali appunto accolte.