I contagi aumentano giorno per giorno, il nuovo Dpcm firmato dal governo ha messo il paese in un semi-lockdowm e nel frattempo la magistratura lancia un allarme: “La pandemia avanza nei palazzi di giustizia e le istituzioni competenti sono a oggi silenti“, scrive in una nota l’Anm precisando.

Per l’Anm, inoltre, “pare in definitiva che l’esperienza della prima ondata di contagi non sia servita a programmare il futuro immediato e a immaginare misure adatte a un servizio essenziale qual è quello giudiziario. I magistrati italiani continuano a rendere tale servizio, senza timore di esporsi in prima persona pur di dare risposta alla domanda di giustizia. Non intendono tuttavia essere identificati come responsabili delle carenze diffuse nonché dei rischi cui vengono esposti gli operatori e gli utenti a causa dell’assenza delle Istituzioni cui la Costituzione affida l’organizzazione del sistema giustizia.

Mancano reti di “connessione efficaci per celebrare udienze a distanza” così come “le annunciate dotazioni informatiche per lo smart working del personale giudiziario – denunciano i togati – magistrati, avvocati, personale amministrativo e utenti continuano a utilizzare aule e spazi inadatti a ospitare le udienze in presenza; resta irrisolta la disciplina giuridica delle assenze per quarantena di chi potrebbe efficacemente lavorare da casa”.

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