“La mia mamma me lo diceva, bravo figliolo, segui il Pd e starai tranquillo tutta la vita. Altro che avvocato, ingegnere, il mestiere giusto è’ quello di raccontare le peripezie del Nazareno, un filone inesauribile, una Beautiful de noantri’. L’ironia di Paolo, un blasonato cronista che segue i dem dalla fondazione, appoggiato ad una balaustra di Piazza Pietra, nasconde una verità inconfutabile. Il Pd è tornato a fare notizia, con le sue polemiche quotidiane, le sue continue iperbole.

“Alla fine di febbraio, ammetto c’è stata un pochino di paura- riconosce Paolo che è un decano di quella razza che nelle redazioni viene chiamata ‘piddologhi’- abbiamo temuto che con la Schlein finissero le notizie. Poi al contrario dopo la prima surreale conferenza stampa (quella delle ferie) e l’intervista a Vogue, ci siamo subito rianimati. Le dirò di più: con Elly tornano i tempi d’oro, siamo di nuovo ad almeno una notizia al giorno, i capiredattori ci chiamano continuamente”. E quella del giorno riguarda il deputato Paolo Ciani, longa manus della Comunità di S.Egidio, nominato vicecapogruppo, pur essendo di un altro partito, ed avendo votato contro l’indicazione del suo gruppo sull’Ucraina.

Ha scritto oggi Giuliano Ferrara sul Foglio: ‘Un vice capogruppo che non fa parte del gruppo non è un innesto, è un principio di dissesto, caro Pd’. Una girandola di polemiche che è riuscita a creare una sorta di miracolo, nelle pagine politiche dei quotidiani non c’è spazio solo per Giorgia Meloni, il Pd è riuscito a trovare una sua collocazione magari di taglio basso, infondo alla pagina. Riepiloghiamo quelle delle ultime settimane, di Ciani si è già detto, ma insieme alla sua, è esplosa fragorosamente la grana De Luca, il vicecapogruppo sostituito proprio dal collega ‘pacifista’.

“È il primo caso di un politico bocciato in casa sua per un cognome, un rapporto di parentela. La cosa più incredibile è che Piero non è il figlio di un malvivente, ma di un Presidente di Regione in carica, dello stesso partito”, commenta un osservatore attento ai fatti della Campania. Facile prevedere che la controffensiva di Vincenzo De Luca per ottenere dal Consiglio Regionale il terzo mandato farà molte vittime nel Pd. “È come in Dieci piccoli indiani. Il problema per Elly è che tolto De Luca, ne restano solo tre di piccoli indiani del Pd a capo di Regioni, Giani, Bonaccini, Emiliano. Chi sarà il prossimo a cadere?”, si chiede divertito un giornalista del Mattino.

Pochi giorni prima della rovinosa decisione sugli uffici di presidenza, c’era stata la dissoluzione del gruppo parlamentare europeo dem sul sostegno alla produzione Ue di munizioni. Grazie all’expertise della segretaria, intervenuta in video collegamento all’assemblea del gruppo, i democratici sono riusciti ad intestarsi tutte le possibili opzioni di voto: favorevoli, contrari, astenuti.

E dire che proprio sull’Ucraina, il predecessore Enrico Letta, complice l’imminenza delle elezioni politiche, era riuscito ad unire il partito. Prima dell’aula di Bruxelles, la batosta nelle città al secondo turno delle elezioni amministrative. Un capitombolo amplificato dalle reazioni baldanzose che Elly Schlein aveva manifestato dopo il primo turno. ‘Giorgia Meloni, stiamo arrivando”, che come si è visto era una falsa notizia. Insomma sembra che Elly non ne azzecchi più una. “Glielo spiego- esordisce un massmediologo di successo- quando ha vinto le primarie è apparsa come una giovane leader fresca. Nel giro di poche settimane invece è risultata troppo retorica ed un po’ finta. Quando la gente la vede in Tv, pensa subito ai consigli dell’armocromista. Giorgia Meloni d’altro canto, ha conservato la sua autenticità”.

Insomma non è certo un periodo d’oro per la nuova inquilina del Nazareno, ma l’andazzo anche per altri esponenti del Pd sembra lo stesso. Tralasciando le grane giudiziarie di Massimo D’Alema, nel cono d’ombra sono finiti anche Dario Nardella a Firenze (‘lei non sa chi ero io’), Roberto Gualtieri a Roma, i due scioglilingua della segreteria Baruffi e Taruffi, Brando Benifei a Bruxelles, per citare i più noti. Ed intanto il ‘Beatufil de noantri’ continua a macinare puntate, per la gioia di cronisti come Paolo.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia