Giuseppe Tomasi di Lampedusa qui non avrebbe potuto ambientare il Gattopardo, forse scrivere una versione estrema del suo capolavoro. A differenza della Sicilia risorgimentale, nel Pd del Lazio, infatti non c’è bisogno che tutto cambi, per rimanere tutto com’è. A Roma e dintorni, le guerre tra correnti sono le stesse da anni, più cruente quando si governa anche la Regione, più nascoste, come avviene ora, quando l’unica posizione di potere è quella del Campidoglio. L’unico vero cambiamento riguarda Goffredo Bettini, che praticamente per decenni, è stato il capo incontrastato, ed adesso, complice l’età, è diventato una specie di Gran consigliori. Avanti i ‘giovani’ insomma, che nella capitale sono le pedine del ferrarese Dario Franceschini, l’ex governatore Nicola Zingaretti con i suoi tanti sodali, il primo cittadino Gualtieri con Claudio Mancini.

Così l’elezione del futuro segretario regionale avviene a fari spenti nella notte, ed è prevista con le primarie di domenica 18 giugno. C’è un predestinato assoluto, Daniele Leodori, ex vice di Zingaretti con delega al bilancio, leader dei popolari nella Regione e “delfino” del compianto Bruno Astorre. L’area di provenienza è quella giusta, Franceschini più Zingaretti, in pratica i capicorrente che hanno inventato la candidatura esterna di Elly Schlein. Lo sfidante fino a stamani avrebbe dovuto essere, il consigliere capitolino Mariano Angelucci, già base riformista, in rapido avvicinamento al vero dominus della Città Eterna, il deputato Claudio Mancini, l’organizzatore del cerchio stretto del sindaco Roberto Gualtieri.

Angelucci oggi ha sospeso la sua candidatura, usando parole molto dure, quelle che sicuramente avrebbero convinto Tomasi di Lampedusa ad ignorare il Lazio per il suo Gattopardo. “Hanno deciso i tempi, poi sono state decise delle regole come anche avvenuto in Sardegna e in altre regioni che hanno modificato in corsa senza alcuna spiegazione mettendo nel caos il congresso e continuando con l’umiliazione degli iscritti che ora dovranno votare, senza che ancora oggi ci sia la platea degli iscritti certificata, per qualcosa che non decide nulla perdendo del tempo prezioso che avremmo dovuto usare per il confronto, il dibattito e l’analisi dei programmi. Sembra che il partito sia una loro proprietà. Tutto questo nel silenzio, a oggi, della nostra segretaria che nessuna parola ha detto sul congresso del Lazio. E’ questo il partito che vuole, che continua a essere chiuso, in mano ai capi corrente”.

Nei corridoi della Pisana, dicono più semplicemente che Mancini avrebbe concordato un piano di non belligeranza con Area dem per la segreteria regionale, dando il via libera a Leodori e scaricando di fatto Angelucci. Il premio di consolazione scatterà a settembre quando si dovrà decidere il segretario del Pd di Roma. Cacicchi, capibastone, capicorrente, detti anche boss, baroni, padrini, ras. “Non vogliamo più vederli!”, disse perentoria Elly Schlein. Anche la grana degli uffici di presidenza dem (dopo 4 rinvii) domani potrebbe arrivare a definizione. La segretaria del Pd, dopo la batosta amministrativa ed il caos sull’Asap all’Europarlamento, è arrivata a più miti consigli: Piero De Luca sarà confermato vice presidente del gruppo a Montecitorio.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia