Il nuovo Pd di Elly Schlein “finisce” nelle mani di Francesco Boccia e Dario Franceschini. Il primo sarà acclamato oggi nuovo capogruppo a palazzo Madama e il secondo governerà il gruppo Camera grazie a Chiara Braga, amica di Michela De Biase a sua volta moglie dell’ex ministro della Cultura. La gestione “unitaria” dell’era Schlein significa che la nuova segretaria ha deciso di non lasciare uno dei due posti ai riformisti della mozione Bonaccini. Il quale, vittima di una sorta di unanimismo, si tiene stretta la presidenza e, pare, un pugno di posti in segreteria, ad esempio la delega agli Esteri.

Lo show down c’è stato sabato sera quando Bonaccini, che aveva vinto il congresso nei circoli ma perso ai gazebo con il 48 per cento dei voti contro il 52% della Schlein, ha convocato via zoom l’assemblea dei parlamentari della sua mozione per decidere cosa fare in vista di domani, martedì, quando i gruppi si riuniranno per eleggere i nuovi capigruppo. Una riunione e un chiarimento per provare a mettere a tacere mal di pancia vari sulla necessità di fare opposizione interna pur nella gestione unitaria. Tradotto: un capogruppo doveva andare alla mozione del governatore dell’Emilia Romagna. Ma sabato sera ben 21 parlamentari non si sono collegati. Un segnale chiaro alla mozione della minoranza: non fate resistenza rispetto alle decisioni assunte dalla nuova segretaria, non andiamo cioè alla conta per l’elezione dei capigruppo, perché non avreste i numeri. I 21, per la maggior parte i lettiani che avevano appoggiato la mozione Bonaccini hanno anche dato vita ad una nuova corrente chiamata dei neoolivisti.

Arturo Parisi, uno di Ulivo se ne intende avendolo fondato, ha commentato così su twitter: “neo, neo, 4.0 (seguono due faccine in lacrime, ndr) senza mai dimenticare che oltre l’olio di Ulivo c’è quello di girasole”. Micidiale. Ieri pomeriggio Elly Schlein ha riunito i gruppi nella sala Berlinguer a Montecitorio per ratificare una decisione già presa la scorsa settimana: unanimismo vuol dire che decido io (con la regia dei due saggi di area margherita), che l’opposizione interna non c’è più e infatti non ha diritto ad un capogruppo. La decisione è stata presa per l’esattezza giovedì sera quando il cerchio magico di Elly – Michela Di Biase, Marco Sarracino, Giovanna Iacono e Maria Marino, Marco Furfaro, Arturo Scotto e Chiara Braga – si è messo a tavola all’ora di cena in un locale al Quarticciolo, borgata della Capitale, e ha messo sul tavolo ciò che era stato a sua volta già deciso dai grandi manovratori Boccia e Franceschini. Quel giorno Schlein era a Bruxelles “a fare rete”, curare i rapporti, con i leader socialisti europei. E il giorno prima aveva rinunciato al confronto in aula con la premier Meloni su immigrazione e Ucraina.

Quello di ieri è stato il primo vero faccia a faccia con i “suoi” parlamentari”. Alla fine il discorso della segretaria è stato applaudito. Più difficile fissare i punti chiave dell’intervento. “Affronteremo insieme i nodi politici” ha promesso la segretaria. Identità, riformismo e alleanze lo sono senz’altro e dopo sei mesi di congresso forse era auspicabile capire qualcosa di più e meglio. Il “programma” è quello noto: “Cominciamo da salario minimo, sicurezza sul lavoro, sanità pubblica e universalistica” e su questo “troviamo l’intesa con le opposizioni”. Ci sono i diritti, ovviamente. Per cui “l’attacco del governo ai figli delle coppie gay è senza precedenti”, così come “il cinismo sulle detenute madri”. Sull’immigrazione “Meloni è tornata da Bruxelles con un pugno di mosche”. E sulla Raidovremo vigilare perché ci stanno mettendo un po’ troppo le mani”.

Piero Fassino l’ha avvisata che “condivisione non è spartizione.”. Anche Gianni Cuperlo ha mandato uno dei suoi alert: “Mi auguro che le scelte sugli assetti (leggi segreteria, ndr) siano espressione delle scelte politiche che dovremo fare”. E poi un paio di fondamentali: “Non bisogna ricercare falsi unanimismi, non premiare facili trasformismi e invece premiare un pluralismo che non sia figlio della cattiva prassi di transitare da un ruolo all’altro”. O, anche, da una mozione all’altra. Tacciono, per ora gli sconfitti, quella Base Riformista decimata dalla nascita dei neo olivisti. Si limitano a parlare di intervento tipo “brevi cenni sul mondo”. “Ha parlato molto dei suoi nuovi 16 mila iscritti”. Altri parlano di “calciomercato inqualificabile”. Nessuno parla delle regionali in Friuli la prossima settimana. O delle amministrative di maggio in importati comuni: “ha solo detto che ci dobbiamo impegnare”. La “fortuna” di Schlein è che ha davanti un anno di tempo prima di fare i conti con la realtà.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.