Il giorno dopo la “gioiosa ripartenza” dalla Nuvola di Fuksas, gli entusiasmi lasciano il posto ai problemi da risolvere. Che non sono pochi visto che le parole d’ordine della cerimonia dell’investitura – “siamo una cosa sola”, “uniti nelle differenze” e “non voglio più vedere cacicchi e capi bastone” – sono belle ma anche attraversate da una buona dose di irrealizzabilità.

Elly Schlein sta preparando l’intervento che domani farà in aula durante il premier time alla Camera, il primo vero faccia a faccia con colei che Schlein ha indicato come unica avversaria: Giorgia Meloni. Sta anche curando i preparativi di quello che viene già definito “il viaggio sentimentale” per l’Italia, dal nord al sud, da est o ovest, per riconnettere il partito ai cittadini, a coloro che soffrono e cercano risposte dalla politica. Ma i veri dossier che contano adesso sono la nomina dei capigruppo (in settimana) e dei membri della segreteria (la prossima). Intanto si indaga con Cencelli alla mano se e quanto la Direzione – 175 eletti più altri 40 di diritto – risponda veramente alla promessa: “Non ne voglio più sapere di capibastone e cacicchi”. Cioè dei capi delle correnti.

Ecco, allora iniziamo da qui. In Direzione, il luogo delle scelte, dell’indirizzo, delle discussioni e dei capovolgimenti di fronte, sono rappresentate tutte le anime del partito “plurale come una vera sinistra di governo deve essere” (cit. Schlein). Ci sono new entry come le Sardine Mattia Sartori e Jasmine Corallo, c’è Articolo Uno con Arturo Scotto, Alfredo D’Attorre e Sandro Ruotolo e ci sono tutte le famiglie, cioè le correnti del Pd: i riformisti, da Amendola a Borghi passando per Giorgio Gori, Alessandro Alfieri e David Ermini; gli orlandiani (tra i 175 c’è Andrea Orlando); Goffredo Bettini, Cecilia D’Elia (quota Zingaretti), Beppe Provenzano. Tornano anche Livia Turco e Susanna Camusso. Forse più in sofferenza l’area cattolica rappresentata di Graziano Delrio. Chi non è entrato in questo primo giro, entra col secondo, cioè con la lista dei posti garantiti: ex segretari, presidenti di organi di garanzia parlamentari, governatori e sindaci delle città metropolitane.

Ovverosia, Veltroni, Franceschini, Martina, Bersani, Zingaretti, Letta, Lorenzo Guerini, Ricci, De Caro. In quota sindaci c’è Dario Nardella (che non gode delle simpatie di Schlein), Lepore, Lo Russo. Sono tutti lì, tutti insieme appassionatamente, come prima e più di prima. Poiché il giro si è allargato e di parecchio, i senior capi corrente potranno sentirsi in posizioni un po’ più annacquate rispetto ai junior capi-corrente. Ma se le Sardine, ad esempio, fanno parlare di sé come è successo la scorsa settimana (litigio davanti a palazzo Chigi a favor di telecamere tra Sardina molisana e la coppia leader Sartori e Corallo), i più esperti cacicchi non avranno difficoltà a recuperare il loro peso specifico. La segretaria Schlein e i presidente Bonaccini sembrano voler lavorare insieme. “Gestione unitaria” è la nuova parola chiave.

“Non mi sento minoranza né opposizione” ha detto il presidente domenica prendendo la parola alla Nuvola. “Il Pd è casa mia, diamo tutti una mano per il grande lavoro che ci aspetta”. Con quali idee e proposte e soldi la segretaria ancora non l’ha svelato. Ma forse è presto. Intanto Bonaccini ha voluto mandare un messaggio chiaro a chi, nella sua mozione, lo vorrebbero con un chiaro ruolo di leader della minoranza forte di uno scarto minimo di voti in assemblea (266 Bonaccini, 330 Schlein). Ora però, fidarsi per fidarsi, si nota già che Bonaccini sarà anche Presidente ma Schlein gli ha messo alla caviglie due fedelissime come Chiara Gribaudo, ex Giovane turca con Orfini poi rapita dall’onda Elly con cui condivide l’appartamento a Roma, “un po’ come Donzelli e Delmastro” la battutaccia che girava per la Nuvola. E Loretta Capone, presidente dell’assemblea regionale della giunta Emiliano (che ha fatto il capolavoro di schierare il suo non foltissimo team tra una mozione e l’altra in modo poi da risultare vincente in ogni caso). Per il resto della segretaria occorre aspettare la prossima settimana. È il puzzle più difficile.

Dovrebbero entrare, ad esempio, Cuperlo e De Micheli, gli altri sfidanti alle primarie nei circoli. Ma i posti cominciano a scarseggiare. “Una segreteria unitaria significa una squadra a guida Schlein con personalità anche dell’area Bonaccini”. E con deleghe di peso, è il non detto, “anche perché ora bisogna iniziare a parlare di temi e non di appartenenze” diceva ieri Bonaccini. Imminente invece la decisione sui capigruppo. Palazzo Madama sembra già blindato: il nuovo capogruppo sarà Francesco Boccia, corrente Emiliano, la parte che ha appoggiato Schlein, quella che guarda con grande favore ai 5 Stelle.

Più complessa la partita alla Camera dove siede anche la neosegretaria. Qui resta in piedi l’ipotesi di eleggere una capogruppo di area Bonaccini. Il nome più gettonato sarebbe quello di Simona Bonafè, ex segretaria regionale in Toscana. E però Giuseppe Provenzano scalpita per fare il capogruppo e deluderlo vorrebbe dire creare un problema. Ecco che alla fine potrebbe spuntare fuori l’ipotesi di confermare Debora Serracchiani che è mozione Bonaccini ma in questi mesi ha potuto stringere un buon rapporto con la segretaria. Alla Camera balla anche il nome di Chiara Braga.

Avatar photo

Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.