"Feltri sui migranti? L'ha voluto Meloni, se tace è complice"
“Schlein boccata d’aria contro un governo che tira a campare con ministri da Dottor Stranamore”, il nuovo Pd secondo Majorino

Pierfrancesco Majorino, europarlamentare Dem, dimissionario per scelta d’impegno politico prioritario – “per rimanere in Consiglio regionale come è giusto che sia, per portare all’opposizione il mio contributo” – ha sostenuto Elly Schlein alle primarie. Ed ora, è tempo di far crescere il “nuovo Pd”.
Qual è il segno politico più marcato della elezione di Elly Schlein alla guida de Partito democratico?
Siamo di fronte a una bellissima boccata d’aria fresca e a una domanda di un partito più netto, più determinato, più inclusivo. Elly Schlein si è imposta per questo. Perché molti ci hanno detto: uscite dal torpore e alzate la testa. E lo hanno fatto con una proposta spiazzante.
C’è chi teme l’innesco di una guerriglia interna di logoramento. Lei avverte questo rischio?
Ho apprezzato molto il tono delle dichiarazioni di Bonaccini. Mi paiono una dimostrazione di grande serietà e spirito di comunità. La cosa non mi ha per nulla stupito. Ora penso vada fatto un passo in più: l’unità non deve significare nascondere la polvere delle differenze sotto il tappeto per mettersi d’accordo con qualche mossa tattica interna. L’unità si costruisce attraverso un confronto sano, onesto intellettualmente. Magari anche alla ricerca di nuove sintesi. Sul salario minimo, i diritti sociali, la questione salariale o la sanità pubblica io vedo tutte le condizioni per un grande lavoro comune. Lo stare in mezzo della società e fuori dalle stanze del ceto politico sarà la garanzia migliore per rimanere uniti.
Come far vivere il “nuovo Pd” nell’opposizione al governo di una destra fortemente identitaria?
Con nettezza e propositività. Il governo credo sia segnato da tre cose. La forza indiscussa della sua leader, un preoccupante tirare a campare sui temi economici e sociali, una certa cultura autoritaria che tra i Valditara, i Salvini e i Piantedosi affiora sempre, come fossero i protagonisti del “Dottor Stranamore”. Non dobbiamo farci intimorire dal carisma di Meloni. Schlein non ha proprio nulla da invidiare: è radicale sui temi del lavoro, dei diritti sociali, della svolta ambientale e nettissima nella difesa dei principi democratici. Non siamo soli. Il pontificato di Papa Francesco e il suo desiderio di giustizia sociale e ambientale, la fila dei cittadini di Crotone che portano l’ultimo saluto alle vittime della strage di Cutro sono la dimostrazione più efficace.
Da cosa ripartire per non disperdere le aspettative del milione di persone che hanno partecipato alle primarie?
Dobbiamo mostrarci intransigenti e coerenti tra quello che diciamo e quel che facciamo, anche andando in discontinuità rispetto al passato. Se parli di diritti umani, non puoi non dire che hai fatto un disastro con gli accordi Italia-Libia e che hanno sbagliato i parlamentari (purtroppo la grande maggioranza) che hanno sostenuto quegli accordi quando si stava al governo. O se affronti i temi del lavoro e vuoi tornare di fronte alle fabbriche, non puoi essere consapevole del pasticcio che hai determinato anche tu con provvedimenti che aumentavano la flessibilità senza aggiungere tutele.
La guerra in Ucraina è entrata nel suo secondo anno. Il dibattito continua a incentrarsi sull’invio di armi a Kiev. E la politica?
Abbiamo bisogno di un protagonismo europeo molto più marcato per far sentire la voce di chi vuole aprire fasi negoziali. Affermarlo non significa essere filorussi ma filoeuropei. Inviare le armi è stato giusto, ho votato in questa direzione anche al Parlamento europeo. Ma di fronte al fatto che esiste il piano di pace della Cina, non si può solo affermare che non vada bene. Si deve perseguire di più il tentativo di arrivare a una tregua per poi immaginare processi di pace e di ricostruzione.
La strage di Cutro. Schlein ha usato parole forti nei confronti del Governo e in particolare del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ha inviato a dimettersi. L’opposizione è scesa in campo?
L’opposizione ha fatto quel che era giusto. E Schlein in particolare si è mossa con sensibilità e intelligenza. Ora dobbiamo proseguire. Si deve sostenere e alimentare un movimento che dica una cosa semplice: vengono prima le persone.
“Extracomunitari ricordo un vecchio detto italiano: partire è un po’ morire. State a casa vostra”. È il tweet con cui Vittorio Feltri, eletto consigliere regionale in Lombardia con Fratelli d’Italia, ha commentato il naufragio di Cutro.
Non ci sono attenuanti per lo schifo, lo sconcerto e la vergogna che le parole di Feltri generano. Non è questione di essere provocatorio o corrosivo. È questione di mostrarsi umani. E Feltri dimostra di non esserlo. La Presidente Meloni deve intervenire e non continuare a girare la testa dall’altra parte. È lei che ha fortemente voluto questo provocatore alla guida della lista di Fratelli d’Italia a Milano. Non accampi scuse dicendo che si trova all’estero. Se tace vuol dire che è complice e che condivide il pensiero di Feltri. La criminalizzazione del soccorso in mare nasce a destra. E se vedo una responsabilità della sinistra è di averla contrastata troppo poco.
Il prossimo anno si terranno le elezioni europee. Che banco di prova saranno per il nuovo Pd?
Sarà un banco di prova essenziale. Non solo per una questione di rapporti di forza ma innanzitutto per la posta in gioco che è quella europea. A tale proposito vorrei non si sottovalutasse quel che sta facendo Giorgia Meloni che con abilità sta lavorano per rafforzare il dialogo tra l’Ecr, cioè la forza conservatrice d’Europa, e i popolari. Può creare un asse moderato capace di ridisegnare il futuro dell’Europa in una direzione contraria. Un’Europa ancora più intrisa dal nazionalismo.
C’è chi sostiene che con Elly Schlein il Pd svolta a sinistra.
Non credo che il tema sia quello di svoltare a sinistra in termini genericamente identitari. La radicalità non è da anteporre al riformismo. Semmai l’azione di governo senza il coraggio della radicalità si riduce a esercizio di potere, a calcolo sulla carriera individuale dei singoli. Dall’altra la radicalità che non ha l’ambizione di diventare maggioranza rischia di essere la fiera della pura testimonianza.
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