Ci aveva pensato il Guardian a incoronarla a distanza, qualche mese fa, a ridosso delle elezioni politiche, “astro nascente della politica italiana”. Elly Schlein: da Occupy Pd alla candidatura alla segreteria del Partito Democratico, da “Coraggiosa” alla Bella Ciao intonata dai presenti all’evento di ieri al Monk a Roma. Dopo settimane di voci è arrivata infatti la candidatura ufficiale alla segreteria dem nelle primarie che si terranno nei primi mesi del 2023, presumibilmente a marzo. Schlein da sabato è sotto protezione, dopo l’attacco alla sorella diplomatica, Susanna Schlein, ad Atene. Vuole riportare il partito a sinistra, parla di rinnovamento, di progressività fiscale, del diritto alla casa, della scuola pubblica.

“Siamo qua non per fare una nuova corrente, siamo un’onda non una corrente nuova. Non ci saranno mai gli schleiniani”, ha detto ieri durante l’incontro “Parte da noi” la candidata un po’ Alexandria Ocasio Cortez, un po’ Greta Thunberg, un po’ sinistra giovanile un po’ sinistra in cerca di facce nuove e che nel Pd forse neanche si riconosce. Il congresso è cominciato da poche settimane, a fine febbraio gli iscritti si esprimeranno sui candidati alla segreteria. I due candidati più votati saranno sottoposti al voto degli elettori del partito alle primarie. Il duello annunciato, al momento, sembra quello tra Schlein e Stefano Bonaccini: un derby considerando che fino a qualche settimana fa Schlein era vice del governatore dell’Emilia Romagna. La terza candidata è l’ex ministra Paola De Micheli.

La storia di Elly Schlein

Schlein, per via dei suoi trascorsi dentro e fuori il Pd, a intermittenza vicina e lontana, è un po’ outsider e un po’ giovane promessa. È nata in Svizzera, nel 1985, da madre italiana e padre americano. Lui politologo, lei docente. Il nonno, Agostino Viviani, era un noto avvocato senese antifascista, senatore del Partito Socialista. Il nonno paterno, Harry Schlein, era emigrato negli Stati Uniti da una famiglia di origine ebraica da Leopoli per sfuggire alle persecuzioni. Ha due fratelli, un maschio e una femmina. Quest’ultima, Susanna, Primo Consigliere d’Ambasciata ad Atene nei giorni scorsi vittima di un attentato per il quale la sorella è stata messa sotto protezione.

A Bologna si è laureata in Giurisprudenza, dopo essere arrivata in Italia a 19 anni, con una tesi sulle persone straniere detenute nelle carceri italiane. La carriera politica cominciò in università, con le due elezioni al Consiglio di Facoltà come rappresentante degli studenti. Da giovane è stata volontaria nella campagna elettorale di Barack Obama, un’esperienza che raccontò in un blog. Al 2013 risale l’iniziativa OccupyPd: una protesta contro i 101 franchi tiratori che affossarono l’elezione di Romano Prodi a Presidente della Repubblica. Quella piattaforma, contraria a ogni accordo per un governo di “larghe intese” con il centrodestra, avanzò anche 102 proposte per cambiare il centrosinistra. Schlein ne fu il volto più riconoscibile.

L’anno dopo fu candidata ed eletta nelle liste del Pd alle Europee dopo essere entrata nella direzione nazionale. Una sorpresa quelle 53mila preferenze che le valsero a 29 anni l’elezione. A Bruxelles si è occupata soprattutto di immigrazione: è stata per due anni relatrice dei Socialisti Europei alla riforma del regolamento di Dublino. Dal partito però uscì in aperto contrasto con il segretario dell’epoca Matteo Renzi – “Se la Schlein va alla segreteria mezzo Pd viene da noi, è un dato di fatto. Se Pd e 5 stelle si mettono d’accordo chi ha l’animo riformista non può stare con Conte e Casalino”, aveva pronosticato a inizio ottobre l’ex premier e leader di Italia Viva. L’eurodeputata entrò in Possibile con Pippo Civati, dal quale pure si allontanò dopo qualche tempo. Provò a mettere insieme una lista unitaria di sinistra per le elezioni europee del 2019, un tentativo che si arenò.

Si candidò invece alle Regionali del 2020 con la piattaforma ecologista-progressista “Coraggiosa” a sostegno della ri-candidatura del Presidente Bonaccini. A San Giovanni in Persiceto aspettò e interrogò il segretario della Lega Matteo Salvini con un gruppo di attivisti sulle politiche migratorie dell’Unione Europea e su altri temi. “Finalmente, dopo anni che faccio la stessa domanda a Salvini senza risposte, ieri sera gliel’ho fatta in faccia. Perché a Bruxelles non siete mai venuti alle 22 riunioni di negoziato sulla riforma migratoria più importante per l’Italia?“, scriveva nel post del video che divenne virale sui social. Schlein risultò primatista di preferenze, con 22mila vori personali raccolti tra tre collegi. A Bologna prese più voti del solo Pd e venne nominata vice presidente con delega al Welfare e Politiche per il clima. Bonaccini fu confermato governatore.

 

Alle ultime elezioni politiche del 25 settembre 2022 si è candidata come capolista, da indipendente, nelle liste Pd pur non essendo iscritta al Pd, in un collegio plurinominale in Emilia Romagna ottenendo un seggio alla Camera. Dopo l’elezione si è dimessa da vice presidente dell’Emilia Romagna. Fa parte della commissione Affari Costituzionali. Al Partito Democratico si dovrà iscrivere appositamente per correre alle primarie.

Schlein è una convinta europeista, apprezzata da chi a sinistra appoggia posizioni progressiste, le lotte sull’accoglienza dei migranti, le battaglie civili come la parità di genere, i diritti delle minoranze, contro le discriminazioni verso la comunità LGBTQIA+. Durante una puntata della trasmissione di Daria Bignardi, L’Assedio, fece lei stessa outing. Nel suo discorso di ieri ha parlato di diritti, lavoro, giustizia sociale e ambientale. Ha difeso il reddito di cittadinanza, attaccato le trivellazioni, i condoni e il consumo di suolo. “Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro, costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd. Insieme a voi voglio diventare la segretaria del nuovo Pd”.

“C’è una bella differenza tra il dirsi femminili e femministe, se decidi di non difendere i diritti delle donne, a partire da quelli sul proprio corpo”, aveva detto dal palco dell’evento di chiusura di campagna elettorale da Milano lo scorso settembre. “Sì, sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre. Ma non per questo sono meno donna”, aveva aggiunto ribaltando il tormentone della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.