Letta lo definisce “il giorno dell’orgoglio PD”. Il segretario uscente e dimissionario dei Dem parla all’Assemblea (ibrida) de mille chiamati a fissare la data delle primarie per lanciare il nuovo corso del partito.

Una data c’è, il 19 febbraio, ma con un “ma”. “Nel caso in cui la data del voto delle regionali vada a cozzare con quella scelta per le primarie sarà una direzione nazionale a decidere quando tenerle. Ci vuole un po’ di flessibilità”, spiega infatti Letta ai delegati, una parte presenti fisicamente e un’altra in collegamento online.

Nel suo intervento Letta non nasconde che “le difficoltà ci sono” all’interno del partito, come sempre spaccato tra correnti e fazioni varie, ma d’altra parte rivendica che il PD “crede nella sua comunità, un partito che decide collettivamente, non siamo un partito personale on un comitato elettorale. Da giovedì si apre la fase costituente, abbiamo davanti un percorso che ci porterà alle primarie del 19 febbraio. È un momento di grande responsabilità per noi, per il PD e per il Paese”.

Nel suo intervento il segretario uscente, che ha sottolineato il suo ruolo spiegando come sia “importante che sia qualcuno che si assume le responsabilità, che si prende critiche e fischi, in un momento di sconfitta è un passaggio chiave”, non ha mancato di attaccare i primi provvedimenti del governo Meloni.

Un esecutivo che secondo Letta cerca lo scontro” sulle questioni identitarie, mentre  si muove secondo “una logica di improvvisazione” su quelle economiche. Un esempio citato da Letta è il rientro dei capitali dall’estero, “solo una delle questioni che non danno una vera idea di quella che sia la bussola in quella che doveva essere la prima legge di bilancio“, ha detto il segretario. Premier che all’estero “isola l’Italia in Europa senza alcun vantaggio, e soprattutto facendo un danno profondo all’Europa stessa”.

Proprio parlando della questione economica Letta ha preannunciato che sabato 3 dicembre arriverà “la prima iniziativa” della fase costituente del Pd, e sarà appunto una “controproposta di legge di bilancio“, presentata “su tutti i territori” e relativa a “salari, caro vita, inflazione, salario minimo“.

Messaggi di certo non distensivi sono arrivati anche nei confronti delle altre opposizioni presente in Parlamento, quella del Terzo Polo di Calenda e Renzi e quella dei 5 Stelle di Conte, entrambe intenzionate a “mangiarsi” una fetta della base elettorale dei Dem.  “In alcuni casi siamo stati l’unica opposizione al governo“, ha ricordato Letta sottolineando come “per me orgoglio Pd vuol dire respingere l’aggressione continua nei nostri confronti da parte di chi vuole essere alternativa a noi invece che alla destra“.

Letta non ha mancato di parlare anche dei prossimi appuntamenti elettorali del partito, con le sfide chiave in Lazio e Lombardia che vedono i Dem in campo rispettivamente con l’assessore alla Sanità D’Amato e l’eurodeputato Majorino, alla guida di una coalizione di centrosinistra che non vedrà alleati né Terzo Polo né Movimento 5 Stelle. “Alcune decisioni importanti ci rendono orgogliosi. Alle regionali noi partiamo avendo costruito una coalizione e avendo messo in campo due candidature, D’Amato e Majorino, ambiziose, siamo in campo e unica alternativa alla destra. Candidature credibili che possono vincere. Loro corrono per vincere. Faremo lo stesso anche anche per Friuli Venezia Giulia e Molise“, ha detto Letta.

Assemblea odierna che farà spazio poi alle candidature per la segreteria. Già in campo l’ex ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, è pronto a scendere in campo il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che domenica darà l’annuncio ufficiale dal suo circolo PD di Campogalliano, dove il governatore ha iniziato a fare politca. A sfidarlo ci sarà molto probabilmente la sua vice, la neo deputata Elly Schlein, anche se tecnicamente non iscritta al partito. Anche per superare questa problematica è stata approvata con 553 voti su 610, 21 contrari e 36 astenuti, la modifica dello statuto che permetterà a chi non è tesserato di iscriversi al Pd fino all’ultimo momento utile, ossia la presentazione delle candidature entro il 27 gennaio.

Si attende anche un candidato dalla sinistra del partito, quella che fa riferimento ad Andrea Orlando e Goffredo Bettini: l’ipotesi è che possa correre proprio l’ex ministro del Lavoro.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia