“Abbiamo bisogno di organizzarci, di costruire insieme una nuova strada”. Eccola, la chiamata di Elly Schlein a una comunità, quella del Partito Democratico, quel partito che “Parte da noi”, come recita il suo slogan per le primarie. È la candidatura di Elly Schlein a rappresentare l’indicazione di questa attesa nuova strada. Il percorso nuovo che nasce da un asse portante: la corsa di Schlein è appoggiata da Enrico Letta e Dario Franceschini, nientemeno.

L’appuntamento ufficiale per la discesa in campo lo annuncia lei: è per domenica mattina, al centro culturale Monk, nel popolare quartiere romano del Portonaccio. Per lanciarlo, e per iniziare a saggiare gli umori della base, ieri sera la sfidante più temuta della candidatura di Stefano Bonaccini ha anticipato la sua candidatura a guidare il Pd parlando di acqua, territorio, rischio idrogeologico. Temi drammaticamente urgenti. E ha scelto, per farlo, di lanciare la sua corsa da un oratorio di semiperiferia, quello dei Santi Fabiano e Venanzio. Nel quartiere rosso, o rossastro, dell’Appio Tuscolano, dove il Pd alle ultime politiche ha preso da solo il 37%. Padrone di casa, Roberto Morassut. Il deputato romano – che predica la necessità di rifondare il Pd dalle basi – è una pietra angolare nel prisma delle correnti: riesce a tenere insieme Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato, Claudio Mancini e Roberto Gualtieri.

Arriva Piero Badaloni, ex governatore del Lazio e volto Rai e mette al centro dell’iniziativa il confronto pubblico su un suo documentario, una originale riflessione sull’acqua che non c’è. La siccità come metafora della politica senza più spinta ideale, raccontata con il suo applauditissimo reportage. Eccoli, i mondi che accolgono Elly Schlein prima ancora della sua discesa in campo. “Servono occasioni di dialogo più profondo, a partire dalla giustizia sociale e dalla giustizia climatica che non sono più scindibili”, dice Schlein. E strappa applausi sui tasti più caldi, in tutti i sensi: “Chi sta pagando più caro il prezzo del surriscaldamento globale sono i più poveri. Guardiamo a quel che accade dentro ai processi. Da questa parte del mondo, dove ci dovrebbe essere più responsabilità, c’è più distrazione. Ci colpisce il caro bollette, il caro energia. Ma in una società diseguale colpisce di più le fasce più basse. Se partiamo da questa prospettiva, quel che dobbiamo mettere in campo è una forza che unisca queste lotte. Un impegno che ci riporti a combattere perché si traducano in cose concrete gli impegni di cui si parla tanto”.

E ai romani dell’Appio Latino parla delle comunità energetiche. “Perché qui nel quartiere non fate una comunità energetica? Dividete tra voi i pannelli solari e avrete un risparmio di migliaia di euro. C’è un’altra strada”. Ed eccola, la sua strada. La nuova strada. “Quanto dobbiamo cambiare, per non dare per scontato quel che abbiamo oggi”, dice Schlein. E non si sa più se parla del cambiamento climatico temuto o del cambiamento del clima interno. “Vedo muoversi nella società molto più di quel che vedo nell’inerzia della politica. Ecco che serve una società che faccia politica, le nuove generazioni ci mostrano questo percorso”, dice Schlein alla platea che la applaude. E che si commuove quando si parla della tragedia dell’abusivismo di Ischia. “Spendiamo troppo in emergenze e troppo poco nella prevenzione del dissesto”, tuona Schlein. “Dobbiamo rovesciare questo paradigma. Consumo di suolo e niente più condoni: tornare a fare scelte precise, anche non popolari, per recuperare il senso della politica”.

Gli ambientalisti che qui si ritrovano, dal Wwf alle associazioni locali. I comitati per l’acqua pubblica di Latina. Una folta rappresentanza di Lega Ambiente nazionale. Da Modena arrivano quelli di “Io ho sete”. Ci sono i boy-scout, che in parrocchia sono di casa. Di candidature, ufficialmente Schlein non vuole parlare ma ribadisce il suo mantra: “Vado fino in fondo”. Non sembra poter cambiare idea. Ieri neanche Paola De Micheli sembrava disponibile a fare passi indietro. “Credo di arrivare in finale, sfiderò Bonaccini da sinistra e vincerò io”, ha detto De Micheli. Se il derby bolognese sembrava già segnato, il triangolo emiliano no, non lo si era considerato. Tra i contendenti potrebbe riservare sorprese anche Matteo Ricci. Il primo cittadino di Pesaro ieri ha mosso un passo avanti nella sua personale campagna tuonando contro il Terzo polo: “Le opposizioni divise favoriscono la maggioranza. Noi siamo insoddifsatti di questa manovra iniqua, se Calenda e Terzo polo pensano di fare da stampella al governo e alla sua Legge di bilancio, semplicemente non sono opposizione”. A fare da apripista per Ricci è stato Goffredo Bettini, proprio da Pesaro.

“Delle piattaforme presentate quella di Ricci è quella che sento più vicina” ha fatto sapere il kingmaker dei dem romani, Bettini, che ha scelto di presentare a Pesaro il suo libro A sinistra da capo. Poco dopo, Andrea Orlando, altro candidato in pectore della sinistra dem, ha rilanciato: “Apprezzo l’approccio che Ricci ha messo in campo, perché ha provato a caratterizzarsi partendo dai problemi del Paese”. Il termine per le candidature scadrà il 27 gennaio e le iscrizioni sono ancora tutte aperte. Registrata domenica quella di Elly Schlein, potrebbe arrivare anche la disponibilità a correre di Vincenzo Amendola. Enzo, come tutti lo chiamano nel Pd, è popolare da Roma in giù, e potrebbe incontrare il favore dei due governatori meridionali di peso, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Le primarie potrebbero essere il 19 febbraio o essere spostate al 27. Entro marzo un nuovo segretario o forse una nuova segretaria varcherà la soglia del Nazareno.

Mancano tre mesi pieni. Per arrivarci in salute, il corpaccione Dem dovrà tornare nel frattempo a scaldarsi, a ritrovarsi. E ieri dalla segreteria è stato lanciato l’invito a una mobilitazione generale a partire dalle battaglie di opposizione. “Dobbiamo tornare nelle piazze, tra la gente: la Legge di Bilancio del governo Meloni è iniqua e inadeguata. Penalizza le fasce più deboli della popolazione, perché non dà risposte alle emergenze economiche ed energetiche, perché non aiuta né i lavoratori né le imprese, perché rallenta la transizione verde, perché si dimentica di scuola e sanità pubblica, perché manca una visione di futuro e di società”, recita una nota del Pd. “Per questo abbiamo scritto una contromanovra, per mettere nero su bianco le nostre proposte. Sabato 3 dicembre parte la mobilitazione per l’Italia del Pd”. Una mobilitazione che incrocia quella dei candidati alla segreteria.

Il dibattito principale, se allearsi con il Movimento Cinque Stelle o con il Terzo polo, segue le due campagne regionali del Lazio (Alessio D’Amato) e della Lombardia (Pierfrancesco Majorino) dove i due candidati del Pd hanno preso ciascuno una direzione diversa. Ieri l’ex ministro Patuanelli, provando a tirare acqua al mulino dei 5S, si è rivolto ai Dem per proporre l’avvio di un tavolo di dialogo più serrato sulle decisioni parlamentari. Oggi ci sarà una prima verifica sul campo: completata la composizione dei dieci membri del Copasir, si deve votare il nuovo Presidente. I candidati del Pd sono Lorenzo Guerini e Enrico Borghi, con il primo più favorito del secondo. E per i Cinque Stelle c’è la candidatura dell’ex magistrato Roberto Scarpinato. Se dovesse spuntarla l’ex ministro della Difesa, Guerini, il Pd potrebbe ricambiare votando Stefano Patuanelli alla Vigilanza Rai.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.