La corsa alla segreteria
La candidata “silenziata” del Pd Paola De Micheli: “Sono io l’anti-Meloni, misoginia tra donne dem”
Paola De Micheli non ha alcun dubbio: è lei l’anti-Meloni, anche se a suo dire il Partito Democratico fa finta di niente. “Lei sarà la prima donna premier e io la prima segretaria del Pd, guiderò l’opposizione e torneremo a vincere. Sarò l’anti Meloni perché mi preoccupa molto il modello dei governi ungherese e polacco, che comprime le diversità in favore di una semplificazione deteriore”, ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera in cui ha lanciato bordate alle compagne di partito. De Micheli al momento è l’unica candidata ufficiale alla segreteria del Pd.
Ha 49 anni, di Piacenza, laureata in Scienze Politiche. Lavora nel settore agroalimentare per il “Consorzio Cooperativo Conserve Italia”. Già assessore, deputata, in Commissione Bilancio, vicecapogruppo vicario a Montecitorio, sottosegretaria all’Economia, presidente della Lega Pallavolo Serie A, Commissaria straordinaria alla ricostruzione post-terremoto, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, presidente del comitato nazionale “Piazza Grande”, vicesegretaria del Partito, ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo Conte 2, responsabile nazionale del Partito Democratico per l’attuazione del Pnrr.
Dati per favoriti nella corsa alla segreteria Stefano Bonaccini, Elly Schlein e Dario Nardella. A Che Tempo che Fa il segretario Enrico Letta ha assicurato che entro la fine dell’inverno nascerà un nuovo Pd, previsto che “l’opposizione rigenererà il partito e il centrosinistra” con una “nuova generazione che deve prendere il comando”. Per De Micheli Letta in campagna elettorale “ha perso la sua freddezza quando è caduto Draghi, forse pensando bastasse il prestigio del premier. Non abbiamo capito la sofferenza del Paese e la reazione alla sconfitta è stata un po’ gattopardesca. Comunque è finita un’epoca”.
Parla di “cambiamento radicale”, di “un’epoca che è finita”, della sua “visione di sinistra del Paese”, di “un’organizzazione più concentrata su iscritti e volontari”, del fatto che “adesso tocca alle donne e agli uomini nati tra i ’70 e i ’90”. Il suo unico esempio è sua madre: “A 44 anni è rimasta vedova con tre figli e si è spaccata la schiena per farci laureare, lavorando con noi nei campi di famiglia. Come lei, io non mollo mai. Era morto da poco papà, una grandinata distrugge i pomodori e mamma mi dice ‘Abbiamo ancora la terra, andiamo avanti’”.
Della sua candidatura, che a suo dire “molti provano a silenziarla”, dice di non essere “sola, tante federazioni e circoli lavorano con me a un’idea diversa di Pd”. E su questa solitudine, questa opposizione, segnala l’atteggiamento di tante donne all’interno dello stesso partito: “Siamo il partito che ha fatto più leggi a favore delle donne, ma poi le candidature a sindaco o presidente di Regione sono rarissime. E la colpa è anche della misoginia di alcune donne che, con un po’ di accidia, si sentono soddisfatte da un ruolo ancillare”. Resta al Pd “una funzione storica molto importante, in Italia e in Europa. Io la Ue la voglio diversa e migliore, Giorgia Meloni non la vuole. La sfido, facciamo in Parlamento un patto per il lavoro e ci troverà. Non ho ancora nessun altro da sfidare”.
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