La foto ritrae Marco Pannella nel carcere di Niamey, Niger, dove siamo andati nel novembre 2014, in missione per conto di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale. Con lui, oltre a me, c’erano Matteo Angioli, Marco Maria Freddi, Marco Perduca e, per Radio Radicale, Stefano Marrella. Il cartello “prigioniero senza frontiera” è bellissimo, indicativo, oltretutto, della sua visione transnazionale e delle tante “opere di misericordia” a cui Marco dava corpo: ad esempio, visitare i carcerati… al di là di ogni frontiera.
Come l’acqua fresca e cristallina che sgorga da una roccia, Marco è stato fonte inesauribile di ristoro per gli assetati di tutto il mondo: gli assetati di giustizia e libertà, nelle carceri e non solo. Con il pane sempre caldo dell’amore sfornato senza sosta dalla sua casa in via – guarda caso – della Panetteria, Marco ha dato da mangiare agli affamati di tutto il mondo: gli affamati di verità e conoscenza.

In vita ha sempre messo in gioco gli averi per l’essere. Quindi, non ha lasciato in eredità beni materiali. Il suo lascito è immateriale: una visione e un metodo, un modo di pensare, di sentire e di agire. Un modo d’essere “religioso”, nel senso letterale del termine, volto a “legare”, “tenere insieme” persone e realtà diverse.

La sua “visione” era un modo di sapere, non “scientifico”, ma intuitivo, quindi, più profondo, intelligente, cioè in grado di vedere oltre la superficie, di andare alla radice delle cose. Effetto di uno stato elevato della coscienza, la sua visione gli consentiva di pre-vedere l’invisibile, prefigurare il possibile contro ogni probabile, rendere attuale il futuribile, reale l’immaginario. A ben vedere, realisti sono i visionari, veri e propri creatori di realtà.

Ora Marco è lassù, nel “regno dei cieli” che, detto nell’aramaico antico da cui è tradotto, letteralmente, significa il campo delle infinite possibilità. La sua visione può essere per noi fonte di ispirazione, consapevoli che non la potremo mai possedere, ma solo invocare. Non saremo mai, potremo solo tendere alla sua altezza. E solo se riusciremo a essere, non come lui, ma con lui: il più possibile prossimi al suo pensiero, coerenti con la sua visione e azione politica. Essendo la coerenza vera non quella di chi non muta mai – opinioni, abitudini, modi d’essere – ma quella di chi usa mezzi che prefigurino i fini, metodi corrispondenti agli obiettivi della propria vita e lotta politica.

Qual è il “segreto”? Come diceva Gandhi: incarnare il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Come faceva Marco: vivere nel modo e nel verso in cui vuoi vadano le cose. Io ho messo una vita a capirlo. Quando l’ho capito, è iniziata un’altra vita.