La pretesa della perfezione e la sua spasmodica e illusoria ricerca, conduce ineluttabilmente gli individui verso l’infelicità. Per diventare buoni amici di se stessi, è necessario invece accettare le proprie ombre. Così facendo, si può essere colti dall’inusitata sorpresa di vedere germogliare i propri talenti nascosti che altrimenti rimarrebbero repressi. Solo apprezzando la propria contraddittorietà ed anche la propria molteplicità interiore, potremo assomigliare a ciò che abbiamo intuito di essere.

In effetti, rifiutare le parti meno convenienti di sé, corrisponde alla rinuncia della propria piena espressione e senza un’espressione piena, il brutto anatroccolo non potrà mai dispiegare le sue splendide ali bianche. D’altronde, accettandoci “all inclusive”, impareremo ad accettare anche la contraddittorietà degli altri e potremo più facilmente instaurare relazioni solide e autentiche.

Questo atteggiamento ci disvela come la bellezza non consista nell’omologazione a un modello, ma, al contrario, si esprima attraverso l’armonia di tratti diversi, alcuni dei quali, se osservati fuori dal contesto più ampio, potrebbero apparirci come difetti. Gli antichi greci lo sapevano così bene, da immaginare la Dea della bellezza, Afrodite, con i capelli viola, le dita più lunghe del palmo della mano e gli occhi vagamente strabici. L’insuperabile bellezza di Afrodite è proprio il frutto dell’armonia con i suoi difetti e segnatamente del suo strabismo.

Vale per gli individui, ma vale anche, in generale, per il mondo. Anche il mondo è contraddittorio e molteplice, anche il mondo ha i suoi strabismi che ne raccontano l’essenza e anche il mondo può evolvere mantenendo la propria contraddittorietà. Chi si sente alla perenne ricerca di battaglie decisive, vivendo nell’illusione che la propria felicità dipenda dalla sconfitta dei malvagi al potere e non dalla propria capacità di mettersi in discussione, finisce per vivere nella frustrazione: gli alibi ribellisti portano a rivendicare il mondo perfetto e lasciare quello reale così com’è.

Altri sanno invece accettare la contraddittorietà del mondo e, per dirla con le parole di Italo Calvino, sanno riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. I primi sono i rumorosi rivoluzionari per vocazione, i secondi sono i silenziosi innovatori. Il mondo ha bisogno degli innovatori e ha bisogno che essi escano allo scoperto. Oggi, forse, più che mai.

 

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Esperto di leadership e talento, ha pubblicato diversi saggi con Sperling & Kupfer, Guerini e Feltrinelli, alcuni dei quali tradotti in più lingue fra cui il coreano e il giapponese. In qualità di executive coach, ha formato centinaia di manager dei principali gruppi industriali italiani e ha lavorato al fianco di alcuni fra i più affermati allenatori di calcio e pallavolo.