Aveva minacciato e rubato il cellulare al figlio. Per questo motivo un operaio di Imola di 43 anni è salito in auto, ha rincorso l’uomo responsabile del furto e lo ha investito. La Polizia lo ha arrestato.  La vittima è un uomo di 34 anni, marocchino regolare in Italia.

Tutto è successo alla vigilia dell’Epifania intorno alle 22.30 in via Mameli, un vicolo stretto del centro storico di Imola. Il 43enne è salito a bordo del siuo fuoristrada e lo ha travolto. Dopo l’incidente, l’uomo alla guida si è presentato nel vicino commissariato in stato confusionale e ha raccontato l’accaduto: “Non volevo ucciderlo”, si è difeso.

La Polizia, che lavora sul caso coordinata dalla Procura di Bologna (pm di turno Anna Cecilia Sessa), non ha però creduto alla semplice fatalità e dopo l’interrogatorio nella notte lo ha arrestato per omicidio volontario aggravato.

L’ipotesi investigativa parte infatti da alcuni precedenti: a fine anno, la vittima ha minacciato il figlio minorenne dell’uomo finito in manette e gli ha rubato lo smartphone. Tre giorni fa l’italiano – che nel frattempo aveva denunciato la rapina alla polizia – è andato a cercare il marocchino è tra i due si è scatenata una rissa: entrambi sono finiti in ospedale e l’operaio è stato denunciato per lesioni.

Poi il tragico epilogo. Secondo quanto raccontato dall’operaio, ieri il trentenne avrebbe di nuovo incontrato e minacciato suo figlio. Il padre è così andato a cercarlo, mentre la compagna con la quale convive ha avvertito la polizia. L’automobilista ha incrociato la vittima in una stradina del centro e l’ha colpita con la parte anteriore destra del fuoristrada. Durante l’interrogatorio ha detto che il suo intento era soltanto quello di sbarrargli la strada e affrontarlo faccia a faccia. Ma l’impatto è stato fatale. Il marocchino è morto durante il trasporto in ospedale. Domani potrebbero essere disposte un’autopsia e una perizia cinematica sul luogo dell’incidente.

Luca Sebastiani, avvocato dell’operaio, spiega: “Io credo che il mio assistito abbia collaborato fin da subito, ha chiamato il 118 ed è andato a costituirsi in commissariato. Ha avuto un comportamento corretto, è distrutto e pentito per quanto è successo, non voleva ucciderlo. La sua è stata la reazione di un padre dopo che il figlio era stato nuovamente minacciato di morte. Mi auguro che la procura valuti questi elementi. È un epilogo che non doveva accadere”.

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