Sembrano i numeri di una guerra, 50 morti in due mesi e sono quasi tutti giovani, vent’anni o poco più. Nove soltanto nell’ultimo fine settimana che per molti, sopratutto ragazzi e giovanissimi, significa aperitivi, bevute e serate con gli amici in discoteca o in locali dove oltre all’alcol, si può anche decidere di buttare giù una pasticca, fumare una canna o concedersi un tiro di coca. E poi all’alba si torna a casa.  Si torna a casa. Come? Molti guidando la propria macchina con a bordo fidanzati e amici. Se si potesse riavvolgere il nastro, molte di queste albe dovrebbero essere cancellate, azzerate, riportate all’ultimo saluto fuori dalla discoteca, mentre si infilano le chiavi nella portiera della propria auto. Riavvolgere il tempo, per alcuni, sarebbe l’unico modo per cambiare una storia, un evento che purtroppo non lascia scampo. Sono quasi cinquemila i morti di incidente stradale nel nostro Paese e molti sono giovani, giovanissimi, adolescenti, innocenti e inconsapevoli. Gli invalidi permanenti il triplo, vuol dire che tra le 10 e le 15mila persone ogni anno finiscono su una sedia a rotelle e chi resta vivo e illeso da un incidente stradale, è spesso condannato a passare il resto della vita con il rimorso di aver provocato la morte o l’invalidità del migliore amico o dell’amore della propria vita.

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È colpa loro, se lo meritano, uno stupido, un drogato in meno, se l’è cercata…se non si tratta dei propri figli o di affetti vicini, i giudizi sono quasi sempre di questo genere. Nessuno, nessun adulto o pochissimi, sono disponibili a fare una riflessione in più, a chiedersi perché muoiano così tanti ragazzi sulle strade, perché dal primo motorino a 14 anni, fino alla patente e oltre, molti accettino di affrontare un rischio impossibile da superare. Nella regione europea, gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani compresi tra i 16 e i 22 anni. Perché? È colpa loro? No, è colpa nostra, siamo noi adulti che non li proteggiamo abbastanza, che non diamo loro gli strumenti per decidere con consapevolezza quali sono le sfide possibili e quelle impossibili. Nessuno forse né in famiglia, né a scuola, ha mai davvero spiegato a questi ragazzi che alcol, droga e guida sono una miscela mortale non neutralizzabile, soprattutto per i più giovani, per i neopatentati, poiché se da un lato l’alcol e le droghe come la cannabis, abbassano la percezione del rischio e rallentano i riflessi, dall’altro chi ha appena cominciato a guidare non è supportato da nessuno di quegli automatismi che vengono dall’esperienza e che possono in caso di pericolo tornare utili, salvare la vita. Normalmente l’atteggiamento più diffuso è quello di motivare e argomentare con i propri figli il generico divieto verso alcol e droghe leggere, con il risultato di mettere fuori legge solo e soprattutto la sostanza e non il contesto, di diluire una proibizione salvavita, “non bere e guidare”, “non fumare canne e guidare”, con un divieto generico verso abitudini pericolose e dannose. Bisognerebbe forse non accanirsi a ripetere che bere in adolescenza è pericoloso, cosa per altro vera, ma insistere più sul fatto che bere e guidare un motorino, una moto o una macchina, per tornare a casa, è mortale.

Avere il coraggio qualche volta, di dire ai propri figli: “se vuoi sfarti come credi di alcool e canne, scelta non certo intelligentissima, fallo pure…. prova… è nella logica dell’età, ma continuare la serata guidando per tornare a casa o accompagnare gli amici, è mortale”. Il divieto salvavita non è non bere, (non ci ascolterebbero), è non bere e guidare, non fumare canne e guidare!
E poi ci sono le forze dell’ordine, il loro ruolo fondamentale sulla strada come controllori ed educatori, soprattutto dei neopatentati. In Italia, è cosa nota, i controlli sono troppo pochi e troppo incompleti, al punto da generare la convinzione che le possibilità di essere controllati alla guida, dopo aver bevuto o fumato è un rischio talmente remoto da poter essere affrontato con la quasi certezza di vincere. I Paesi europei che hanno cambiato i numeri delle morti su strada soprattutto fra giovani e giovanissimi hanno puntato su due cose semplici: educazione e controlli e in alcuni Paesi hanno addirittura unito le due cose. Come? Semplice, ponendo in secondo piano la sanzione e mettendo in primo piano l’educazione. Già alcuni anni fa a Londra mi è spesso capitato di assistere a delle campagne di cortesia in cui ai ragazzi fermati su strada e trovati positivi all’alcol test o a quello sulla cannabis o con il volante in una mano e il telefono nell’altra, venivano mostrati video su quali fossero le conseguenze delle loro condotte.

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