È allarmante la situazione epidemiologica in Iran. E ad ammetterlo è lo stesso presidente Hassan Rohani, che ha citato il vice ministro della Sanità. “Tra 30 e 35 milioni di persone potrebbero essere esposte alla malattia nei prossimi mesi“, ha avvisato il presidente. Il pericolo più grande sono gli asintomatici, i quali possono essere 500 ogni mille contagiati e “rappresentano un grande rischio per la trasmissione ad altre persone”. Una bomba silenziosa.

L’allarme è stato accompagnato da un’esortazione alla popolazione e agli organismi competenti di fare “uno sforzo enorme per rompere la catena dei contagi. Vanno quindi seguite le disposizioni e le raccomandazioni sanitarie come indossare la mascherina, rispettare il distanziamento fisico, evitare e scongiurare gli assembramenti. “La vittoria contro questa malattia può essere difficile e richiederà del tempo, però senza dubbio vinceremo questa battaglia”, ha dichiarato infine Rohani.

L’epicentro dell’epidemia si è spostato. Dopo la genesi in Cina e l’esplosione in Europa, i focolai si sono sparsi per il mondo. Il continente americano è quello ampiamente più colpito. Con Stati Uniti e Brasile rispettivamente primo e secondo per positivi e decessi. Preoccupano tuttavia anche altri contesti, come la Russia o l’India, dove la curva epidemiologica ha subito un’impennata negli ultimi mesi. Stessa situazione, anche se al momento meno grave da un punto di vista dei numeri, in Iran. Secondo la Johns Hopkins University nel Paese persiano sono 271.606 i contagiati, 13.979 i morti.

Redazione

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