In questo caso, è Elly a non averla vista arrivare. La pesca, finita sul nastro dell’Esselunga, accompagnata dallo sguardo vigile della bambina, e nell’indifferenza esibita della segretaria Pd.
“Non ho visto lo spot”, ha detto Elly Schlein, con la faccia più sincera che le è venuta, non un granché.
È che ad Elly non interessa tutto ciò che è successo prima di lei, o il resto delle cose in cui non si sente di dichiarare fino in fondo il suo giudizio e d’altra parte per questo ci sono Marco Furfaro o Marta Bonafoni, che certamente la pesca l’hanno vista e ne pensano il peggio.
Così l’altra frase tipo è diventata “quando andremo al governo decideremo”. Alla festa dell’Unità di Ravenna, un anziano militante sentendola esprimersi così, ha reagito, “se continui così, campa cavallo”.
Elly però, riconosciamolo, non frequenterà molto la Camera, ma gira come una trottola.

Ieri in mattinata era a Crevalcore con gli operai della Marelli, nel pomeriggio a Firenze alla “festa” di Dario Nardella con i sindaci delle principali città europee, in più stringe mani, sorride, e dichiara preferibilmente sulla riduzione dell’orario di lavoro.
Il punto è che ciò che dice la segretaria del Pd non resta impresso, è volatile, non cattura l’attenzione. Colpa del suo linguaggio, le famose “esternalizzazioni”, censurate persino dalla Gruber. Forse anche per questo Dario Franceschini le sta costruendo intorno una cintura di sicurezza.
Un grande problema per il Pd, perché come cantava Leo Ferré “Tu ne dis jamais rien”.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia