Come parla? Come parla? Le parole sono importanti!”. In questo caso non è l’esclamazione di Nanni Moretti in una scena cult di Palombella rossa, che termina con lo schiaffeggiamento di una giornalista che aveva osato dire in rapida successione kitsch e cheap. Eppure quel “chi la capisce se parla così?” che Lilli Gruber rivolge ad una stranita segretaria del Pd durante 8 e mezzo, entra di diritto nel blob della politica.

L’intervista ha infatti qualcosa di surreale: Elly con la scioltezza di un doppiopetto celeste Portofino, gli arabeschi della camicia, un po’ di fiatone da eccesso di esuberanza, appare come una scialba reincarnazione di Chance il giardiniere. E dire che nel talk de La7 non era neanche ricorsa a “più acerrimo” (iper superlativo usato dopo la morte di Silvio Berlusconi) ma ben più banalmente stava spiegando il “fallimento delle politiche di esternalizzazione del Governo”. Che poi, per passare ad un’altra citazione, Elly almeno ha riscoperto la “supercazzola prematurata” di tognazziana memoria.

Ad un’attenta analisi, non sono tanto le cose che vorrebbe dire (e che non riesce a rendere comprensibili), ma il modo in cui le dice. In una lingua che di corrente, ha poco o nulla. Una sorta di esperanto, frutto di un patchwork tra un campus americano e la Terrazza di Ettore Scola. Un’involuzione, figlia anche dell’ambizione di chi ha rilevato quasi per caso un partito che disprezza. Per questo fa a modo suo, ignorando tutto quello che il Pd era prima del 25 febbraio.

Un cronista meticoloso ricorderebbe i molti precedenti: il termovalorizzatore (“è stato deciso prima del mio arrivo”), la promozione di esponenti estranei al Pd, il Jobs Act, le spese militari, il no ad una candidatura locale per le suppletive di Monza, e via di seguito. Insomma mettetevi comodi, al resto ci penso io. Non a caso, è Ennio Flaiano ad insegnare che in Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Che oltre ad essere spesso la trama delle sue camicie, è anche lo slang preferito da Elly.

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Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia