Occhi Elly, l'ex ministro in azione solo in due casi
‘Babbo’ Franceschini si sveglia dal letargo: Schlein, i risultati alle Europee e il rischio defenestrazione

Mettersi comodi, un problema. Soprattutto quando Dario si sveglia dal letargo. È una regola non scritta, però implacabile ed ha attraversato tutte le travagliate stagioni del Pd. Recita: Franceschini si mette in azione solo in due casi, quando c’è qualche nomina in vista e quando scatta l’inizio della fine.
Elly incurante del segnale, ci mette tanta buona volontà, e lo ripete come un mantra, anche su Rai tre ospite di Marco Damilano: “Mettetevi comodi, siamo qui per restare”. Che in Transatlantico, le iene della minoranza bofonchionano: “Cominci a farlo lei, che intanto la segretaria sarà l’ultima a saperlo”. Della sua defenestrazione, intendono. Non ora ovviamente ma quando sarà il momento, che potrebbe scattare dopo le Europee. C’è già la data dell’appello, 9 giugno. La prova non dovrebbe essere difficile, per chi pensa che il ‘nuovo’ Pd sia in salute, ma al Nazareno, comunque sia, fa tremare le vene dei polsi. L’asticella minima è quella raggiunta da Zingaretti nel 2019: 22,7%. Le pene già stabilite: sotto quella percentuale fino al 20%, sabbie mobili, sotto il 20% nuovo segretario.
Ed è in quest’ottica che il grande ‘sonno’ di Dario Franceschini si è interrotto. Per anticipare i tempi, l’uomo di tutte le stagioni si è deciso a creare un comitato di ‘salute pubblica’ per rafforzare Elly Schlein o nel caso preparare la sua sostituzione. Il solito cocktail di astuzie e scaltrezza, rinomato marchio della casa. Nella creatura che prenderà il posto di Area dem, siederanno, Nicola Zingaretti, Dario Nardella, Anna Ascani, e soprattutto Francesco Boccia, che è il vero garante della segretaria nei caminetti che contano. L’idea di Franceschini si presta a due piani in equilibrio tra loro: rafforzare Elly, che in questi mesi ha dimostrato debolezze e limiti, evitare altri scivoloni del Nazareno e se l’esame del 9 giugno dovesse andare male, garantire una transizione ‘dolce’. Per questo la presenza del presidente dei senatori dem nella corrente è fondamentale, per entrambi i piani. D’altra parte, pensa Dario, la nuova classe dirigente dem, i Furfaro, le Bonafoni, gli Arturo Scotto, sono troppo inesperti, non li possiamo lasciar giocare con qualcosa più grande di loro. In questi sette mesi di reggenza, ad essere impietosi, il bilancio è scarsissimo. Elly doveva rimediare agli errori elettorali di Enrico Letta, da qui il corteggiamento sfiancante a Giuseppe Conte.
È che l’inseguimento pare essere sfumato, il leader 5 stelle si è reso conto che i continui distinguo, elettoralmente pagano di più. Così al quinto appuntamento, il fidanzato è scappato a gambe levate, e si è liberato di un ‘peso’: “il Pd è per un’accoglienza indiscriminata”. A rincarare la dose l’ex comico a libro paga (dei gruppi parlamentari), Beppe Grillo: “Elly non emoziona”.
Insomma fidanzamento rotto, siamo alla restituzione dei regali, altro che concorrenza normale e fisiologica come dice Alessandro Alfieri a QN.
Anche la triangolazione Conte-Calenda-Schlein non fa passi avanti, sulla sanità il leader di Azione non ha incassato l’attesa apertura.
Resta Maurizio Landini, che ci mette anima e ‘core’ per regalare qualche idea ai volenterosi del Nazareno, palesemente non basta. Ed in più c’è una ciurma di compagni di partito, sempre più famelici, sempre più radicali che già sognano il cambio del nome del partito.
Al termine del processo interno di riforma, l’asse dei ‘nuovi’, retto da Marco Furfaro, non a caso fondatore della lista Tsipras, immagina una riedizione di Sel, riveduta e corretta. Senza il peso di essere un partito, con la libertà ritrovata di vendersi come un movimento, un modo più snello per definire i rapporti con il M5S, annessione o matrimonio che sia.
Per questo ‘babbo’ Dario e ‘zio’ Francesco non possono più permettersi svaghi letterari e foto immaginifiche in Sardegna (Franceschini) e cazzeggi in Rai e mondanità (Boccia), gli tocca rimettersi al lavoro.
Poi certo c’è quella regola di cattivo auspicio: l’ex ministro dei Beni Culturali non si muove mai per niente. Impossibile mettersi comodi.
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