Elezioni in Calabria
La ricetta di Callipo: basta con la politica e la mafia
In una intervista rilasciata alla giornalista Alessia Candito, del quotidiano Repubblica, Pippo Callipo ha detto queste esatte parole: “I cittadini non dovranno più bussare alla porta del politico e del burocrate e del boss mafioso”.
Pippo Callipo è il candidato di centrosinistra alle elezioni regionali calabresi che si svolgeranno alla fine del prossimo mese. È una persona seria, un imprenditore molto prestigioso, il tonno in scatola che produce è famoso in tutto il mondo ed è considerato forse il miglior tonno in scatola prodotto in Italia. Callipo ha un passato di impegno civile, sia come Presidente della Confindustria calabrese sia come candidato di una lista civica alle regionali del 2009, quelle vinte da Peppe Scopelliti.
Nessuna obiezione sulla sua persona. Molte obiezioni sulle sue parole disastrose. Callipo promette, a chi lo voterà, che lui, se vince le elezioni, spazzerà il male dalla Calabria. E per impersonare il male cita tra categorie di persone: i mafiosi, i burocrati, i politici. Nella sostanza dice che politico, burocrate e mafioso sono la stessa cosa: sono i nemici della gente.
Naturalmente Callipo può sostenere che lui voleva dire politici-mafiosi. O burocrati-mafiosi. Ed è da dimostrare, comunque, che ci siano, e che siano molti. Callipo però non ha detto “politici-mafiosi”; ha detto: politici, burocrati e mafiosi. Forse si sarebbe offeso se qualcuno avesse detto che per salvare la Calabria bisogna spazzare via i mafiosi e gli imprenditori. Eppure non c’è nessuna differenza tra le due affermazioni. Ammesso che esistano in Calabria dei politici mafiosi va anche ammesso che esistano degli imprenditori mafiosi. Capite cosa vuol dire questa affermazione? Vuol dire mettere Prodi o Berlusconi sullo stesso piano di Totò Riina, mettere Berlinguer o Moro o De Gasperi sul piano di Luciano Liggio. E vuol dire paragonare la politica con l’azione criminale della mafia.
Può darsi che Callipo abbia semplicemente commesso un errore di linguaggio, perché non è esperto. Oppure, e non è molto improbabile, che abbia voluto cavalcare una spinta di opinione pubblica giustizialista, sostenuta di solito dai giornali, da una parte consistente della magistratura, da settori politici. Pensando – probabilmente a ragione – di poter drenare voti. Callipo vuole presentarsi come il cavaliere puro, nemico della mala e della corruzione, e dunque nemico della politica. Non gli interessa spiegare che la politica è la struttura fondamentale della democrazia. Probabilmente non ha una passione sfrenata per la democrazia. Questo è il problema.
Queste elezioni calabresi si svolgono in un clima fetido. Lotte furiose dentro i partiti e paurose interferenze della magistratura. I due candidati naturali a contendersi la nomina a governatore erano il governatore uscente di centrosinistra, Mario Oliverio, e il sindaco uscente di Cosenza Mario Occhiuto, di centrodestra. Sono stati tutti e due colpiti dalla magistratura. Che li ha coperti di avvisi di garanzia, in vista delle elezioni. Al Presidente della Regione, Oliverio, addirittura per diversi mesi è stato assegnato il domicilio coatto. Cioè gli è stato impedito di muoversi dalla cittadina di montagna dove ha la residenza. Poi è intervenuta la Cassazione che ha annullato il provvedimento sostenendo che chi lo aveva chiesto e ottenuto lo aveva fatto per ragioni viziate da pregiudizio.
Capite bene che è un parere molto pesante: viziato da pregiudizio, riferito a un atto di un magistrato contro un politico. Intanto molti altri esponenti politici sono stati colpiti da provvedimenti giudiziari. Il capogruppo del Pd in Regione addirittura arrestato e poi messo ai domiciliari, e ci sono voluti mesi perchè, anche lì, accorresse la Cassazione a ripristinare la legalità e a scarcerarlo. Un altro importante dirigente del Pd, Nicola Adamo, cosentino, è stato giorni fa cacciato dalla Calabria, cioè mandato in esilio fino alla fine della campagna elettorale. Accusa molto molto generica: traffico di influenze. Adamo era l’elemento più importante della campagna elettorale di Oliverio.
È stato a quel punto che Oliverio ha deciso di rinunciare alla candidatura e di lasciar via libero a Callipo, più gradito ai magistrati. Occhiuto invece ancora non ha deciso, ma tutto lascia credere che anche lui si ritirerà. Possiamo dire che a parte i Cinque Stelle, che però non hanno possibilità di vincere, è stata la magistratura a decidere la griglia di partenza per la corsa alla conquista della regione. Jole Santelli, del centrodestra sfiderà Pippo Callipo, sostenuto dal Pd. E possiamo anche dire che i partiti, di sinistra e di destra, sono stati abbastanza mansueti in questa circostanza.
Hanno subito in silenzio l’attacco della magistratura, gli arresti, le misure di confino, le condanne preventive all’esilio. In un clima che ricorda molto quello degli anni trenta. I partiti non si sono ribellati ai Pm. Possiamo anche dire che queste elezioni regionali si svolgeranno al di fuori di qualunque meccanismo democratico (oltretutto i partiti hanno evitato le primarie) e probabilmente anche di qualunque quadro di legalità. Per questo ci piacerebbe molto se il dottor Callipo si convincesse che se va a fare il governatore della Calabria pensando che la politica è come la mafia – qualcosa da radere al suolo, da sconfiggere – non farà un buon servizio alla Calabria. Speriamo che si accorga di avere detto una cosa molto sbagliata, e che si corregga.
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