Ci sono due modi per raccontare cosa successe la sera del 22 marzo 2020 sulla pista di Pratica di Mare. Uno è semplice, garantito e tranquillizzante. È la visione dall’alto, quella dei summit, delle veline, delle comunicazioni governative. Quella per intenderci che ancora oggi, a distanza di due anni esatti, l’ex primo ministro Giuseppe Conte conferma, “il ponte aereo con Mosca fu solo grande solidarietà”. Poi c’è la visione dal basso, quella di chi quella sera, per tutta la notte, ha visto l’arrivo e curato lo sdoganamento di 9 aerei cargo russi. Il “basso” è la pista di Pratica di Mare. Ed è lì che si trovava l’allora numero due delle Dogane Alessandro Canali, già capo dell’ufficio legislativo del M5s alla Regione Lazio, in un’operazione pubblica, con giornalisti e telecamere, le cui finalità sono lontane dall’essere completamente disvelate.

Avvocato Canali lei era sulla pista quando iniziarono ad atterrare i cargo russi. La merce come venne sdoganata? Era tutto materiale sanitario o c’era anche altro?
La merce fu sdoganata con una procedura semplificata, denominata “A22” e che prevede uno sdoganamento d’ufficio a richiesta dell’importatore. Alla bolletta doganale vengono quindi allegati i documenti forniti da chi chiede lo sdoganamento e poi tutto viene registrato nel nostro sistema, tra cui, ad esempio, i numeri di targa dei veicoli importati.

Quando siete stati avvertiti dell’arrivo degli aerei?
Io fui informato la mattina stessa del 22 marzo.

Avevate idea di cosa avreste dovuto sdoganare, avevate una lista?
No, e questo è stato un problema. L’abbiamo ricevuta solo dopo l’atterraggio del primo aereo.

Ci è stato detto che questa lista era solo in cirillico, lo può confermare?
Sì, certo. Io l’ho avuta in mano. Ovviamente era incomprensibile per tutti. Io per fortuna leggo un po’ il russo. Non so che fine abbia fatto ma penso che sia stata allegata alla bolletta doganale.

Nell’elenco c’era materiale sanitario? Ufficialmente ci sarebbero dovute essere mascherine, test e una trentina di ventilatori. Lei li ha visti?
Sulla lista che ho visto io non mi sembrava ci fossero mascherine. E non ho visto alcun ventilatore. Magari erano sui voli arrivati dopo e quindi su altre liste.

Chi era con lei alle operazioni di sdoganamento?
I funzionari di Pomezia, oltre ovviamente al direttore Minenna e i dirigenti degli uffici Dogane del Lazio. Ricordo che c’era qualcuno che provava a tradurre la lista con Google translator.

Nelle foto sulla pista c’era anche l’Ambasciatore russo Sergey Razov. Ci fu tensione?
Era una situazione davvero straordinaria. Le autorità russe presenti sulla pista ci chiesero di operare velocemente. Un mezzo, lo ricordo bene, attirò la nostra attenzione.

Una nostra fonte ci ha parlato di un Van marrone.
Sì. Quando venne sbarcato ci dissero che serviva per fare collegamenti televisivi.

Perché attirò la vostra attenzione?
Perché era differente dagli altri e non sembrava trasportare materiale sanitario, era pieno di apparecchiature elettroniche. Quando ci passarono la lista in russo controllammo che ci fosse questo van che in effetti c’era, descritto con due parole la cui traduzione era più o meno: veicolo di informazione. Quello che ci colpì tra l’altro erano i vetri oscurati.

Avete chiesto informazioni?
Ci dissero che serviva per la tv ma non aveva alcuna parabola né un’antenna. Ci fu quindi un problema di sdoganamento perché il materiale elettronico ha una procedura leggermente differente.

E cosa successe?
So per certo che se ne parlò anche il giorno dopo e che il direttore Minenna si occupo della questione ma non so se poi il mezzo fu rimandato in Russia o sdoganato.

Dalle foto di questo van recuperate in rete si nota sul tetto una telecamera a 360 gradi. Lei ricorda questo particolare?
Tendo ad escludere che ci fosse quando iniziò lo sdoganamento.

Lei era a conoscenza che i voli dovevano essere 18 e invece si ridussero della metà?
A noi fu detto che sarebbero stati 15. ll giorno dopo scoprii che ne atterrarono solo 9.

La lista degli aiuti sdoganati era aderente a quella russa?
I mezzi corrispondevano.

Alle Dogane alcuni giornalisti chiesero con un accesso agli atti la lista degli aiuti ma la richiesta non ebbe seguito. Lei ricorda questo particolare?
A me non risulta che ci fosse un problema di riservatezza sull’elenco degli aiuti, si era data tanta pubblicità a tutta l’operazione e l’elenco venne reso pubblico in Parlamento. Dovrebbe chiedere a Minenna comunque perché io non sono stato più coinvolto in questa vicenda dopo quel giorno.

Ritorniamo a quella sera. Vennero effettuati controlli ai documenti di chi sbarcava? Non è competenza doganale. Non so se ci furono controlli dentro i mezzi. Di sicuro i militari, che erano davvero tanti, saranno stati identificati dal personale militare di Pratica di Mare. Ma voi avete avuto conferma che mezzi e personale russo abbiano lasciato l’Italia alla fine della missione?
C’è una procedura per la quale ci dovrebbe essere corrispondenza tra i mezzi e il personale russo entrato in Italia e cosa e chi poi è uscito dall’Italia a fine missione. Se un mezzo entra o riesce entro 180 giorni o deve essere reimmatricolato in Italia.

Sta dicendo che qualcosa o qualcuno può essere rimasto in Italia?
Io questo non lo posso sapere. Ma in teoria sarebbero tutti dovuti tornare in Russia a fine missione. Ripeto: era una situazione anomala dove le mie sensazioni non indicano evidentemente nulla. La richiesta era di fare il più in fretta possibile e i miei colleghi lavorarono duro tutta la notte per riuscirvi.