C’era il ministro degli Esteri Luigi Di Maio la sera del 22 marzo all’aeroporto militare di Pratica di Mare ad accogliere la delegazione della missione “Dalla Russia con Amore”: 13 quadrireattori Ilyushin e 104 persone – 28 medici, 4 infermieri, il resto militari e forse apparati dell’intelligence. E quando dalla Russia arrivò la proposta di mandare otto squadre di 40 specialisti, oltre a medici e infermieri, un convoglio di circa 400 persone in Italia, a opporsi fu Lorenzo Guerini. Proprio l’allora e l’attuale ministro della Difesa attaccato dal funzionario del ministero degli Esteri Alexei Paramonov che ha minacciato l’Italia di “conseguenza irreversibili” se continuerà con le sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina e che ha definito Guerini un “falco” anti-russo.

Quelle minacce, usate anche per rinfacciare anche gli aiuti di Mosca all’Italia nella prima fase dell’emergenza covid, hanno dato la stura al caso della missione “Dalla Russia con Amore”. Che a negare quel supplemento di forze russe fu il ministro Guerini lo scrive il Corriere della Sera. Lo stesso quotidiano aveva ricostruito ieri l’intenzione dei russi di intervenire con sanificazioni e operazioni su “tutto il territorio italiano” compresi uffici pubblici e che tutti quegli aiuti costarono a Roma circa tre milioni di euro.

Fiorenza Sarzanini scrive che dopo il primo contatto del ministro della Difesa russo Sergej Shoygu il 21 marzo 2020 Guerini accettò l’aiuto dei russi. Voleva che un aereo andasse a prendere mascherine e altri dispositivi a Mosca. Il ministro russo gli avrebbe annunciato però a quel punto una telefonata tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin. Qualche ora dopo la comunicazione del premier: Mosca manderà centinaia di persone per l’emergenza. Il materiale portato fu però largamente insufficiente per fronteggiare in qualche maniera l’emergenza. Il New Yorker ha scritto che i russi, rimasti in Lombardia per altri due mesi, hanno “elaborato il Dna di un cittadino russo risultato positivo in Italia per le ricerche sul vaccino Sputnik”. La partnership tra l’ospedale Spallanzani di Roma e Mosca è stata interrotta soltanto dopo l’invasione dell’Ucraina.

L’Italia – in una riunione definita “segreta” tra il capo della delegazione generale Sergey Kikot e il comandante del Coi, il comando operativo interforze, il generale Luciano Portolano, e il responsabile del Cts Agostino Miozzo, presente alla riunione con il segretario Fabio Ciciliano – rifiutò l’intervento su “tutto il territorio” e dispose un affiancamento costante alla missione di militari italiani. Quando però i russi chiesero di trasferirsi in Puglia, ormai era maggio, con ulteriori forze, arrivò il “niet” di Guerini. Il timore sul quale si indaga e si ragiona in questi è che quella missione non fu solo di sostegno ma anche di spionaggio. “I russi vennero nel nostro paese per cose buone e per altre meno buone”, ha detto Enzo Vecciarelli, generale ex Capo di Stato Maggiore della Difesa.

L’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto in un’intervista a La Stampa che fu Putin a offrire il suo aiuto “in un momento di emergenza straordinaria” e che “mi sembrò utile […] alla luce della loro esperienza maturata nel campo delle pandemie”, ha detto di non conoscere “i dettagli dell’attività concretamente svolta perché tutto fu affidato alle autorità della difesa e alle autorità sanitarie competenti” e che “per come è stata realizzata, non c’era nessuna possibilità che si trasformasse in un’operazione di intelligence. I nostri militari hanno sempre affiancato la missione russa”. Conte si è detto disponibile a riferire del suo operato davanti al Copasir.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.