Dopo l’Abruzzo, la Basilicata. Dove il centrodestra ha grandi possibilità di bissare la vittoria abruzzese. Il presidente uscente Vito Bardi vede la riconferma sempre più a portata di mano. Ma stavolta è più per demerito del campo largo che per i meriti della maggioranza. Infatti le ultime settimane di avvicinamento al voto lucano del 21 e 22 aprile sono state monopolizzate dalla telenovela nel fronte progressista. Un ping pong snervante tra Pd, M5S ed ex Terzo Polo. Uno stallo che ha portato al commissariamento delle dirigenze locali dei partiti di centrosinistra da parte delle segreterie nazionali.

Un’impasse che è andata avanti fino alla serata di mercoledì, quando i giallorossi hanno estratto il coniglio dal cilindro. Si tratta dell’oculista Domenico Lacerenza, primario all’Ospedale San Carlo di Potenza, scelto dopo un travagliato casting di dem, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra e Più Europa. Restano fuori dal perimetro del campo largo Azione e Italia Viva, che probabilmente andranno a rimpolpare lo schieramento di centrodestra guidato da Bardi. In prospettiva, al netto di personalismi e dissidi locali, l’esperienza lucana potrebbe segnare il de profundis dello schema del campo largo. Per il metodo con cui si è arrivati alla designazione del candidato e per la qualità dello stesso aspirante governatore. Un professionista molto stimato, ma completamente a digiuno di politica. Dopo il passo indietro di Angelo Chiorazzo, civico molto vicino all’ex ministro Roberto Speranza, Pd e M5s hanno cominciato a bruciare una serie di nomi, trovando un accordo sul filo di lana su Lacerenza.

Il medico, originario di Barletta, lavora in Basilicata dal 1999 e coltiva da sempre un buon rapporto personale con l’ex governatore Vito De Filippo. Il problema è che le prime esternazioni del candidato presidente dei giallorossi lasciano già trasparire un gap di esperienza politica, difficilmente colmabile nel giro di cinque settimane di campagna elettorale. La prima intervista, rilasciata a La Repubblica, è un mezzo disastro comunicativo. “Sono stato coinvolto appena ieri pomeriggio. Sono stato catapultato in questa impresa, che può incuriosire, mi rendo conto, ma mi servono 24 ore per orientarmi”, ha spiegato Lacerenza. E ancora, sempre più naif: “Io non ho fatto proprio niente. Ieri fino alle 15 stavo lavorando”. Frasi che hanno scatenato il panico. A Potenza come a Roma. Tanto che nel primo pomeriggio di ieri si sono rincorse le voci di un clamoroso ritiro di Lacerenza, magari a beneficio di un ritorno in campo di Chiorazzo, che aveva deciso di candidarsi già mesi fa con l’appoggio di Speranza e del grosso del Pd lucano, ma tra i veti dei centristi e dei pentastellati.

“Doveva ritirarsi per impraticabilità del campo”, sospira un dirigente dem della Basilicata. Quindi la correzione di rotta di Lacerenza, che arriva con una nota diffusa a pomeriggio inoltrato. “Oggi ho avviato il confronto con le forze politiche lucane moderate e progressiste”, cerca di rimediare il neo candidato. “Con la segretaria Elly Schlein e con il presidente Giuseppe Conte abbiamo convenuto sulla necessità di tradurre gli impegni in un programma”, continua l’oculista.
Pd, M5S, Avs, Più Europa, dunque. Senza Azione e Iv. Il no dell’ex Terzo Polo a Lacerenza era arrivato già mercoledì sera con Marcello Pittella, ex governatore, mister preferenze, ora leader locale di Azione. Pittella lamenta di non essere stato coinvolto nel casting che ha portato alla scelta del medico. E Calenda rilancia: “È molto chiaro che c’è una leadership del centrosinistra che è la leadership di Giuseppe Conte”. Fonti del Nazareno replicano: “Da noi nessuna preclusione all’allargamento della coalizione”. Conte insiste: “Non poniamo veti, ma non lavoriamo con leader che pubblicamente dichiarano che l’obiettivo è distruggere il M5S”.

In Basilicata e non solo i riformisti del Pd protestano per il metodo seguito nella scelta di Lacerenza, mentre al Nazareno è scattato l’allarme su possibili voti in uscita dai dem verso Bardi. Il senatore Alessandro Alfieri, vicino a Stefano Bonaccini, incalza: “Senza le forze moderate non vinciamo”. Lo stesso messaggio arriva da Salvatore Margiotta, ex senatore lucano del Pd: “Un errore tenere fuori Azione e Iv, un suicidio politico”. Calenda intanto sabato e domenica sarà a Potenza e Matera per la presentazione del suo libro “Il Patto”, ma soprattutto per riunire i suoi. “Valuteremo l’appoggio a Bardi”, dice il leader di Azione. I bookmakers, al momento, danno quasi per certa la convergenza di Azione e Iv sul governatore uscente. “Porte aperte a Calenda se si riconosce nel programma di Bardi”, non si nasconde da Forza Italia Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. Oltre a Pittella, potrebbero correre con le liste del centrodestra anche Mario Polese e Luca Braia, consiglieri regionali di Iv. I veti di Conte, prima su Chiorazzo, poi sull’ex Terzo Polo, avvicinano il centrodestra di Bardi alla vittoria. Un bis per Giorgia Meloni dopo l’Abruzzo.