C’è qualcosa di poeticamente perfido nel vedere il regime iraniano, custode autoproclamato della “modestia islamica”, andare in tilt per una scollatura. Non una qualunque, ma quella – impeccabilmente simmetrica e luminosamente occidentale – di Fatemeh Shamkhani, figlia di Alì, uno dei più fidati consiglieri della Guida Suprema, Ali Khamenei. Il video incriminato è apparso sui social come un fulmine nel turbante, e da lì è stato un crescendo di indignazione, anatemi, commenti infuocati e, ovviamente, tentativi di censura.

La sposa senza bandiera della rivoluzione

Fatemeh, in un abito bianco che pare disegnato da un sarto milanese in vena di peccato, appare sorridente, rilassata, e soprattutto priva del famigerato hijab: quella che Khomeini chiamava “la bandiera della rivoluzione”, oggi trasformata in un cappio di tessuto per milioni di donne iraniane. Nel filmato la giovane mostra con naturalezza un bellissimo décolleté che, a quanto pare, pesa più di qualsiasi arma nucleare.

Niente frusta per la figlia del consigliere

Altro che centrifughe di uranio: è bastato un bel seno a far tremare la Repubblica Islamica. Il regime, però, non ride. Né tantomeno si guarda allo specchio. Perché, ricordiamolo, in Iran si frusta una ragazza se il suo velo lascia intravedere una ciocca di capelli ribelle, ma si può evidentemente chiudere un occhio – o entrambi – se la scollatura appartiene a chi nasce nei palazzi del potere. È difficile non notare la comica sproporzione tra i due mondi: da un lato le donne comuni, che rischiano la vita per un ciuffo di capelli; dall’altro la ristretta aristocrazia clericale, che si concede scollature e champagne dietro tende dorate.

Se la rivoluzione islamica avesse davvero voluto difendere la modestia, avrebbe cominciato col vietare l’ipocrisia; ma quella, a quanto pare, è l’unico vizio ancora halal. Eppure, la vera ironia è che questa vicenda potrebbe avere più impatto di mille manifestazioni. In un Paese dove ogni simbolo è un campo di battaglia, vedere la “figlia di” vestita come una influencer di Ibiza è più rivoluzionario di qualunque slogan. È la prova vivente che il castello ideologico degli ayatollah ha crepe profonde, e che persino chi è cresciuto nel suo cortile dorato comincia a guardare altrove. Forse, un giorno, anche i predicatori capiranno che la modestia non si misura in centimetri di stoffa, ma in coerenza.

Icona suo malgrado

Nel frattempo, Fatemeh Shamkhani è diventata, suo malgrado, un’icona: non della decadenza occidentale, ma del cortocircuito teocratico. Ha mostrato una scollatura e, con essa, tutto il vuoto morale di chi la condanna. Il regime può anche provare a cancellare il video, ma come ogni buon scandalo mediorientale 2.0, ormai vive di vita propria, riprodotto, remixato, ridicolizzato in ogni angolo del web. E forse è proprio questo il dettaglio più dolce della faccenda: l’ayatollah scrolla, la figlia posta. E la rivoluzione, quella vera, fa capolino… dal décolleté.