Iran
La rivolta delle donne iraniane contro le squadracce della polizia morale. La ragazza di Mashad nuovo simbolo della resistenza

Da Mashhad, una delle città cuore del conservatorismo sciita in Iran, un nuovo video di una clamorosa protesta di una donna sta inondando la Rete. Un’altra donna invece, scalza e col corpo nudo, ha manifestato tra la gente, per affermare la propria volontà di liberazione e la propria identità, solo tre mesi dopo un precedente simile gesto avvenuto nel campus dell’Università Islamica Azad di Teheran, dove una studentessa si era spogliata restando solo con la biancheria intima per protestare dopo essere stata aggredita dalle forze di sicurezza perché non indossava l’hijab obbligatorio.
La protesta
Questa volta, una donna di cui non conosciamo il nome, si è denudata completamente davanti alle forze di sicurezza armate ed è salita in piedi su un veicolo della polizia, infrangendo platealmente le rigidissime restrizioni in materia di abbigliamento. Un forte impulso sembra avere spinto la giovane donna di Mashhad e Ahou Daryaei, la “ragazza dell’Università” di Teheran, per rappresentare la vergogna dell’Iran, della Repubblica islamica che pratica l’apartheid di genere. Passeggiare nudi e scalzi tra la gente, davanti alle donne in nero della polizia morale, delle terribili squadre femminili della “Hijab ban”, o alle forze paramilitari basij armate di fucili e ballare liberamente per le strade al ritmo della musica occidentale, sono azioni di disobbedienza civile molto coraggiose, messe in atto con ferma determinazione e volontà di sfida ad uno dei regimi più orrifici del pianeta.
L’aggressione
Durante l’arresto, la studentessa, Ahou Daryaei, aveva ricevuto gravi percosse, la sua testa era stata sbattuta violentemente contro la portiera dell’auto della polizia, ciò le aveva causato una forte emorragia e un trauma cranico. Le donne iraniane sanno che per ribellarsi spesso non sono sufficienti le parole, occorre fare gesti clamorosi, passeggiare nude e scalze in una strada affollata o in un campus universitario sotto gli occhi di studenti, professori e forze di polizia, è un potente gesto che incarna lo spirito della rivoluzione “Donna, Vita, Libertà”, ancora in corso nelle strade di Teheran sotto forma di disobbedienza civile.
Farsi ascoltare
“Cosa dobbiamo fare”, si chiederanno forse le “ragazze iraniane” quando ricevono insulti e minacce perché non indossano il velo? Jina, Mahsa Amini, la ragazza curda che il 16 settembre 2022 è stata massacrata di botte e uccisa perché non indossava bene l’hijab, non aveva fatto in tempo a ribellarsi e a gridare, lo stanno facendo ora le sue coetanee denudandosi e dando parola al suo corpo con una rivoluzione a mani nude che sfida la violenza bruta di un regime che ha istituito l’apartheid di genere e che vuole ridurre al silenzio ogni oppositore, col terrore di torture e impiccagioni. La “ragazza di Mashhad” è riuscita a farsi “ascoltare”, perché se manca l’ascolto, non vi è parola. È un evento che irrompe nelle strade sorvegliate dalla polizia morale e dagli occhi delle telecamere sempre a caccia di donne senza hijab o malvelate.
Un simbolo della resistenza
Dopo Ahou Daryaei, anche la ragazza di Mashhad è diventata un simbolo della resistenza alla mostruosa Repubblica islamica, della lotta nonviolenta della Generazione Z per la liberazione dell’Iran. La loro azione di disobbedienza civile è già impressa nella storia come è accaduto anche per Vida Movahed, “la ragazza della Via Enghelab”, a Teheran, che il 27 dicembre del 2017, in piedi, su un bidone della spazzatura, si tolse il velo e lo sventolò come una bandiera, fu arrestata ma il suo video, in cui sventolava silenziosamente il suo velo bianco su un bastoncino in via Enghelab, diventò virale sui social media e la sua azione nonviolenta diede vita alle manifestazioni del “Mercoledì Bianco”.
E infine come accadde per Rosa Parks, attivista del movimento per i diritti civili negli Usa, che divenne famosa nel 1955 per essersi rifiutata di obbedire alla regola di cedere il proprio posto su un autobus a un bianco, dando così origine al boicottaggio dei bus a Montgomery. Figure anticipatrici di grandi cambiamenti.
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