Le parole d’ordine “donna, vita, libertà” e “democrazia” hanno dominato il presidio contro la presentazione del libro autobiografico del dittatore iraniano Ali Khamenei che si è tenuta ieri a Roma in via Cavour 50.

Nel mirino degli organizzatori della protesta – oltre alla celebrazione dell’ayatollah, degno successore del sanguinario Khomeini – c’erano anche gli oratori della conferenza organizzata da un’associazione islamista legata al regime iraniano. Tra loro – oltre a un giornalista e a Demetrio Giordani (docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia) – la figura più conosciuta è certamente lo storico medievalista Franco Cardini, firma di diversi quotidiani nazionali e noto anche per le sue diverse comparsate televisive dove si schiera spesso e volentieri contro l’Occidente. La presenza alla presentazione di questo libro svela una volta per tutte la vera natura di Cardini: quella di sostenitore dei peggiori regimi sanguinari. E stupisce che chi abbia idee di questo genere sia stato docente, nonché inserito nel comitato scientifico di programmi Rai che si occupano di storia.

Propagandisti?

Alessandro Litta Modignani– leader di Ponte Atlantico, organizzatore del presidio – ha dichiarato: “Non è accettabile che uno storico sia anche propagandista di regimi sanguinari: così si corrompe la cultura italiana, a cominciare dagli studenti”. Per questo il tentativo di Cardini di approcciare i partecipanti al presidio è stato respinto. Erano presenti anche esponenti dei partiti centristi che hanno aderito alla manifestazione: Azione, Italia Viva, Noi Moderati e +Europa. Tra gli altri è intervenuto Mauro Del Barba di IV, che si è soffermato sull’importanza della democrazia. Simbolicamente importante la presenza di esponenti del movimento “Donnavitalibertà”, che hanno puntualizzato come non contestano la presentazione del libro in sé ma si oppongono invece a “un’operazione che cerca di ripulire l’immagine di un regime brutale”. Inoltre hanno sottolineato come sanno già che il regime li accuserà di essere “liberticidi”. Ma tali accuse sono ridicole, se formulate da chi sanziona con 5 anni di prigione chi chiede le dimissioni di Khamenei.

Propaganda e informazione

Da questo presidio una cosa è emersa chiaramente: in Italia c’è ancora qualcuno che sa distinguere la propaganda dall’informazione e che si oppone al relativismo etico dell’“uno vale uno”, che sempre più spesso viene applicato nello scontro tra dittature e democrazie. Lo abbiamo visto in questi anni con l’equidistanza tossica tra Ucraina e Russia, oltre che quella tra Israele e Hamas. Non a caso al presidio hanno aderito anche l’Associazione Setteottobre, il Museo della Brigata ebraica e la Federazione delle associazioni Italia-Israele.

Davide Romano

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