"Gli israeliani hanno avuto completa libertà d’azione nei cieli iraniani"
Guerra Israele-Iran, Batacchi: “Raid da guerra elettronica, lo sanno tutti che ha partecipato anche il Pentagono”

«Nucleare, leadership e capacità missilistica». Sono questi i tre livelli dell’operazione israeliana contro l’Iran schematizzati da Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa (Rid). «Si è trattato di un’azione complessa, che ha visto protagonista l’aeronautica israeliana, ma con il supporto delle forze speciali sul terreno e dell’Intelligenza Artificiale. Un punto, quest’ultimo, che ha molte analogie con l’attacco del primo giugno dell’Intelligence ucraina in Russia».
Batacchi, molto banalmente: cos’è successo?
«L’Idf ha impiegato decine di caccia e di altri assetti aerei, utilizzando in buona parte armamento di tipo stand-off, ovvero missili da crociera e aerobalistici lanciati da fuori dello spazio aereo iraniano. Per quanto non sia da escludere che abbiano penetrato i cieli nemici».
Quindi hanno seguito le rotte tradizionali di attacchi precedenti.
«Sì, Iraq e Giordania. Ma soprattutto il Kurdistan, nei cui cieli gli aerei israeliani sono ormai di casa. Va aggiunto che la caduta del regime di Assad in Siria e lo smantellamento di Hezbollah sono risultati funzionali all’operazione dell’altra notte».
La contraerea iraniana è stata inesistente.
«A un primo bilancio, mi sento di dire che gli israeliani hanno avuto completa libertà d’azione nei cieli iraniani. Del resto, la difesa di Teheran era già stata indebolita dagli attacchi di ottobre 2024. L’operazione ha avuto poi il sostegno delle forze speciali del Mossad intervenute da terra».
Quali sono stati gli elementi innovativi in termini tecnologici?
«È stato un raid da guerra elettronica. Possiamo parlare di rilevanti interventi “Cema” (Cyber Electronic Magnetic Activities), tesi a disturbare i radar della difesa contraerea. A loro volta, le forze sul terreno hanno impiegato probabilmente droni e loitering munitions (munizioni circuitanti, una tipologia di drone armato progettato per rimanere in volo in una zona, in attesa di identificare e attaccare un bersaglio, ndr) per colpire siti della difesa aerea, batterie missilistiche, postazioni terra-terra».
È un approccio nuovo oppure possiamo trovare analogie con missioni precedenti?
«Cema e droni utilizzati dal teatro operativo, come anche quelli pilotati da remoto, probabilmente coordinati dall’AI, ricordano gli attacchi ucraini alle basi aeree russe all’inizio del mese».
Ma è possibile che tutto questo sia stato fatto da Israele? In altre parole, gli Usa hanno smentito qualsiasi intervento nell’operazione. È vero?
«No. E lo sanno tutti».
In che cosa può essere intervenuto il Pentagono?
«Con azioni logistiche e di supporto. All’atto pratico, rifornimento in volo, ricognizione satellitare, probabilmente anche supporto informativo».
Usciamo dalla dimensione tattica. Quali sono stati gli obiettivi colpiti?
«È stato un intervento a tre dimensioni: nucleare, militare e di leadership. Le immagini del fumo che si alza dal centro di Natanz danno la certezza del bersaglio centrato. Per la conferma degli altri obiettivi si dovrà attendere qualche giorno. Del resto, i centri di arricchimento di uranio sono protetti in bunker a 20-30 metri sottoterra, che richiedono un munizionamento specifico per essere colpiti. D’altra parte, si può pensare che gli israeliani abbiano volutamente colpito solo il sito di Natanz. Un messaggio al regime: “Guardate, noi possiamo continuare. Ora sta a voi decidere cosa fare”».
Lei parlava anche di altre due dimensioni.
«Gli obiettivi militari colpiti sono evidenti. L’incapacità della contraerea iraniana a contrastare il raid parla chiaro. Ben più importante è il colpo inferto alla componente politica. L’eliminazione del comandante dei Pasdaran, del consigliere politico di Khamenei e del capo di Stato maggiore delle Forze armate rappresenta una perdita significativa per il regime».
Adesso l’Iran cosa potrà fare e in che tempi?
«Teheran sta già reagendo. Peraltro, non dimentichiamoci che dispone di missili balistici orientati contro Israele. Bisogna però capire quali vertici di comando siano sopravvissuti».
© Riproduzione riservata