Chi sbaglia, paga. Funziona così per chiunque eserciti una professione, è così per tutti tranne che per i magistrati. Gli intoccabili. Sbagliano? Certo. E anche tanto. Ma non pagano. E lo ha ricordato e detto bene Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva, a Omnibus, La7. “Chiunque di noi, nello svolgimento della propria attività, quando sbaglia, paga. Non capisco perché questo non debba valere anche per i magistrati – ha affermato Faraone – Ogni anno mille persone, cioè tre al giorno, finiscono ingiustamente in carcere. A volte si suicidano perché non hanno la possibilità di far valere le loro ragioni. Per un uso distorto della legge sulla confisca dei beni ai mafiosi, molto spesso accade anche che una persona assolta sul piano penale subisca la confisca dei suoi beni – continua – La stragrande maggioranza dei magistrati fa benissimo il proprio lavoro ma c’è una piccola minoranza che, in collusione con certi settori dell’informazione e della politica, devasta la vita delle persone. E oltre ai detenuti innocenti, quegli errori li paghiamo noi tutti perché le ingiuste detenzioni costano ogni anno ai cittadini 870 milioni di euro. Questi soldi – conclude il deputato – dovrebbero pagarli i magistrati che sbagliano, non i cittadini con le loro tasse”.

Già… dovrebbero. In un mondo ideale se sbagli, paghi e in base al tuo sbaglio magari si decide se è il caso di continuare a svolgere quel lavoro. Un manager che fa fallire un’azienda o crea un grosso danno, si dimette. Per i magistrati non funziona così. Ma oggi il diritto in che modo regola la responsabilità dei magistrati? Oggi la legge dice che chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia, può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali.

In sostanza, non può citare direttamente il magistrato, ma lo Stato che se poi risarcirà effettivamente il cittadino si dovrà rifare obbligatoriamente sul magistrato. Il magistrato, però, il cui comportamento, atto o provvedimento rileva in giudizio non può essere chiamato in causa ma può intervenire in ogni fase e grado del procedimento, ai sensi di quanto disposto dal secondo comma dell’art. 105 del codice di procedura civile. Tutto chiaro no? Il magistrato sbaglia? Non importa. Intoccabile. Di recente, il nostro Paese ha avuto l’occasione di cambiare questa assurdità con il Referendum Giustizia Giusta che si è arenato poi su una spiaggia di indifferenza e inesatta comunicazione, senza contare la levata di scudi dei magistrati che per un attimo hanno tremato.

Ebbene, se il sì al Referendum avesse trionfato il lavoro del magistrato sarebbe stato equiparato a tutte le altre professioni: i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici. I magistrati, invece, non potendo essere chiamati a rispondere direttamente dei danni causati nell’esercizio delle funzioni, sono beneficiari di un privilegio immotivato rispetto agli altri pubblici funzionari e anche ai comuni cittadini. Inoltre, osservando le statistiche è evidente che qualcosa in questo sistema giudiziario non funziona come dovrebbe: dal 2010 al 2021 si contano 129 pronunzie tra i tribunali e la Cassazione, ma solo 8 condanne, di cui 3 nei tribunali e 5 in Cassazione, contro lo Stato (l’1,4%).

In tribunale, su 62 sentenze, ci sono state solo 3 condanne, in appello 11 sentenze e “zero” condanne, in Cassazione 23 sentenze e 5 condanne. Tra i distretti nei quali si iscrivono più cause spicca Perugia con 136 richieste in 11 anni, ma solo 6 sentenze emesse, di cui nessuna di condanna. Quindi il risultato è 136 a zero. Nessuna responsabilità mai riconosciuta, in ben 11 anni, in quel distretto. Capite? Non pagano mai. È una giustizia giusta, questa?

Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.