Palermo è più grande di Trapani. Il Consiglio superiore della magistratura cambia ancora le regole del gioco e decide di affidarsi alle “dimensioni” dell’ufficio dove il candidato presta servizio prima di assegnargli un nuovo incarico. Un cambio di passo significativo per l’organo di autogoverno delle toghe che per anni aveva invece puntato tutto sul “radicamento territoriale” del magistrato. Stiamo parlando, ovviamente, della nomina delle nomine, quella del procuratore di Roma. L’incarico che, secondo una vulgata molto diffusa, vale come due ministeri.

Questa mattina sarà il turno di Francesco Lo Voi, attuale numero uno della Procura di Palermo. Il Csm, con una maggioranza schiacciante, lo incoronerà procuratore della Capitale. I fatti sono noti. Il Consiglio di Stato nei mesi scorsi aveva annullato la nomina a procuratore di Roma di Michele Prestipino per mancanza di requisiti. L’ex fedelissimo di Giuseppe Pignatone aveva superato a marzo dello scorso anno tutti i concorrenti proprio in virtù del suo “radicamento territoriale”. Essendo già a Roma e quindi a conoscenza della realtà criminale locale, pur non avendo titoli, venne preferito agli altri concorrenti. Per prendere il posto di Pignatone, andato in pensione a maggio del 2019, avevano fatto domanda, oltre a Lo Voi, Marcello Viola e Giuseppe Creazzo, rispettivamente procuratore generale e procuratore di Firenze.

I tre, dopo la bocciatura del Csm, avevano presentato ricorso. Lo Voi e Viola ottenevano ragione dal giudice amministrativo in primo e secondo grado. Nulla da fare per Creazzo, noto alle cronache in questi giorni per essere stato condannato disciplinarmente per aver molestato sessualmente una collega. Il Csm, pur davanti alle prime sentenze sfavorevoli, aveva comunque difeso in tutte le sedi possibili Prestipino, associandosi pancia a terra ai suoi controricorsi. Anche all’ultimo ricorso, quello presentato in Cassazione per eccesso di potere del Consiglio di Stato. I ricorsi di Prestipino venivano sempre respinti. La pratica “Roma”, quindi, era tornata in Commissione per gli incarichi direttivi. E il Csm, questa volta, ha deciso di puntare sulle dimensioni dell’ufficio. La Procura di Palermo è comparabile come dimensioni a quella di Roma. Nulla a che vedere con Trapani, la Procura dove aveva lavorato Viola prima di andare a Firenze.

A favore di Lo Voi, poi, essere stato componente del Csm ed aver lavorato ad Eurojust. Un incarico quest’ultimo, va ricordato, di nomina politica. Nel caso di Lo Voi era stato scelto dall’ultimo governo Berlusconi. A nulla sono serviti gli sforzi dell’ex pm antimafia Sebastiano Ardita, relatore della proposta di minoranza a favore di Viola. Ardita ha raccontato le variegate esperienze professionali di Viola che durante la sua lunga carriera ha svolto un po’ tutte le funzioni. A favore di Viola, siciliano di Cammarata, ci sarebbe anche una maggiore anzianità di servizio e quasi il doppio degli anni con funzioni dirigenziali. Il cv di Viola non sarà di grande aiuto perché negli incastri togati della gestione delle nomine post Luca Palamara, un magistrato come il pg di Firenze non può andare a Roma.

Nei suoi confronti il veto delle toghe progressiste che lo considerano troppo vicino a Cosimo Ferri, ora deputato di Italia Viva e per anni leader di Magistratura indipendente, la corrente di destra a cui Viola è iscritto. E con questo peccato originale il Csm difficilmente riuscirà a mandarlo a Milano, altra sede per la quale Viola ha fatto domanda. La Procura del capoluogo lombardo, dai tempi del muro di Berlino, è uno dei principali feudi della sinistra giudiziaria. A favore di Lo Voi voteranno anche i togati di Mi. Come mai? I ben informati raccontano di un “do ut des” in vista di altre nomine. Viola, nel risiko degli incarichi, potrebbe allora andare a Palermo, al posto lasciato libero da Lo Voi. Per Viola sarebbe comunque un incarico, come si è visto, di tutto rispetto. Oltre a essere un ritorno a casa.