House of the Draghi
Marattin: “La chiave è creare un partito capace di portare i temi di Draghi tra la gente”
Luigi Marattin, uscito da Italia Viva per dare vita all’associazione Orizzonti Liberali, vuole farne il vero e proprio partito di Draghi.
Cosa pensa del report presentato da Mario Draghi?
«È un lavoro di prim’ordine, ordinato e coerente, che analizza in maniera sintetica ma efficace tutti i principali problemi che l’integrazione europea mostra in questa fase storica. Se dovessi provare a sintetizzare in due concetti, direi che il rapporto affronta il principale gap di competitività con gli Stati Uniti (crescita insufficiente della produttività), non solo indagando le cause ma suggerendo puntuali rimedi e dice che l’Ue, se vuole svolgere un ruolo a livello globale, deve accettare di dover devolvere al livello comunitario una serie di funzioni e le relative risorse (dall’energia all’ambiente, dalla ricerca alla regolamentazione dei mercati finanziari)».
«Serve il doppio del Piano Marshall». Chi mette i soldi? L’Ue, le manovre nazionali, in parte anche i privati?
«Da liberale, preferisco partire dagli investimenti privati. Draghi illustra con maestria uno dei punti più importanti: se integriamo realmente i mercati finanziari nazionali (facendo sì che ogni stato nazionale rinunci alla sua piccola fetta di potere di regolamentazione del proprio piccolo mercato), riusciamo a creare un pool di risparmio privato in grado di creare un mercato profondo, liquido e pronto a finanziare gli investimenti necessari. E per completare quel mercato unico, serve un safe asset pubblico a livello Ue: un titolo di Stato europeo in grado di cementare il mercato dei capitali e facilitare la trasmissione della politica monetaria della Bce».
Esisterà mai un «partito di Draghi», un soggetto unitario di chi si rivede nella policy europeista liberale draghiana?
«Ad oggi nel panorama politico italiano non c’è un partito in grado di prendere il report di Draghi e affermare con fierezza “questo è il nostro programma, e su questo vogliamo presentarci alle elezioni per chiedere il consenso agli italiani”. La scommessa ora è proprio questa: creare un partito liberal-democratico e riformatore in grado di portare questi temi al di fuori dei circoli di accademici o di addetti ai lavori e portarli tra la gente. Ma per fare questo, per costruire una visione di società e per radicarla tra le persone, serve un aggeggio che in Italia da tempo non c’è più: un partito».
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