A 9 anni, mentre sei a scuola, è difficile immaginare che il ragazzo entrato in aula possa volerti fare del male. Salvador Ramos, 18 anni, è entrato nell’aula delle Robb Elementary School di Uvalde in Texsas e ha lanciato un agghiacciante avvertimento ai piccoli presenti: “È ora di morire”. È stato allora che uno dei piccoli allievi ha capito che c’era solo una cosa da fare: nascondersi. Poi gli spari, l’orrore e il terrore. Una volta che tutto è finito ha raccontato quelle drammatiche ore: è sopravvissuto perché è riuscito a nascondersi, ma la ferita di tutto quel dolore se la porterà dietro per sempre.

“Quell’uomo è entrato in classe, si è accovacciato un po’ e poi ci ha detto: è ora di morire – ha raccontato il bambino, come riportato dal Mattino – Quando ho sentito gli spari attraverso la porta, ho detto al mio amico di nascondersi sotto qualcosa in modo che lui non ci potesse trovare. Così mi sono nascosto sotto ad un tavolo coperto con una tovaglia di stoffa e ho detto al mio amico di non parlare perché lui ci avrebbe ascoltato”.

Il piccolo di 9 anni si è nascosto insieme ad altri 4 bambini sotto un tavolo coperto da una lunga tovaglia. Intanto Ramos sparava a più non posso uccidendo 19 bambini e due insegnanti. Altri 17 sono rimasti feriti. Una violenza che si è perpetrata, secondo gli investigatori, senza alcun motivo. Non aveva precedenti penali o malattie mentali conosciute. Aveva litigato con sua nonna su chi avrebbe pagato la bolletta del telefono prima di iniziare la sua follia omicida, hanno rivelato le forze dell’ordine a CBS News.

Il racconto del bimbo della quarta elementare continua nell’orrore: “Quando sono arrivati i poliziotti, il poliziotto ha detto: ‘Urla se hai bisogno di aiuto!’ E una delle persone della mia classe ha detto “aiuto”. Il ragazzo ha sentito per caso, è entrato e le ha sparato. Poi il poliziotto ha fatto irruzione in quella classe. Il ragazzo ha sparato al poliziotto. E i poliziotti hanno iniziato a sparare”.

“Siamo rimasti nascosti fino alla fine degli spari – ha raccontato ancora il bimbo – Poi ho aperto la coperta che copriva il tavolo e ho allungato la mano. Sono uscito con il mio amico. Sapevo che c’era la polizia. Ho visto l’armatura e lo scudo”. Il bambino ha anche affermato che i suoi insegnanti, Irma Garcia, 46 anni, ed Eva Mireles, 44 anni, si sono sacrificati per proteggere i loro studenti. “Erano brave insegnanti – ha detto – Sono andate davanti ai miei compagni di classe per aiutarli. Per salvarli”.

Ramos ha usato un fucile semiautomatico in stile AR-15 nella strage di martedì alla Robb Elementary School di Uvalde. Aveva legalmente acquistato due di questi fucili pochi giorni prima dell’attacco, subito dopo il suo diciottesimo compleanno, hanno detto le autorità. Una delle armi è stata acquistata presso un rivenditore con licenza federale nell’area di Uvalde il 17 maggio, secondo il senatore statale John Whitmire, informato dagli investigatori. Ramos ha acquistato 375 colpi di munizioni il giorno successivo, quindi ha acquistato il secondo fucile venerdì scorso.

Martedì mattina, Ramos ha sparato e ferito sua nonna a casa sua, poi se n’è andato. I vicini hanno chiamato la polizia quando è uscita barcollando e hanno visto che le avevano sparato in faccia, ha detto il portavoce del Dipartimento di Pubblica Sicurezza Travis Considine. Ramos ha quindi fatto schiantare il suo camion contro una ringhiera sul terreno della Robb Elementary School e un ufficiale del distretto scolastico di Uvalde ha scambiato il fuoco con lui ed è stato ferito. L’adolescente è entrato e ha scambiato altri colpi di arma da fuoco con due agenti di polizia di Uvalde in arrivo, che erano ancora fuori, ha detto Considine. Feriti anche quegli ufficiali. Sotto accusa il presunto ritardo nell’intervento della polizia. I genitori dei bimbi chiedono di sapere perché quel giovane armato è riuscito a rimanere per ben 90 minuti all’interno della scuola sparando e colpendo i bambini e le insegnanti prime di essere colpito da un proiettile della polizia.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.