Viktor Orban è stato l’unico leader europeo che si sia opposto al piano di 50 miliardi di euro stanziato dall’intera Unione per sostenere l’economia dell’Ucraina devastata dagli invasori russi e ieri pomeriggio il primo ministro ungherese era a Kiev per comunicare al Presidente ucraino le condizioni di Vladimir Putin per una possibile composizione del conflitto.

Si sa che Putin pretenderebbe una zona demilitarizzata di 140 chilometri, ma elastici: si tratterebbe di una d’istanza variabile con il variare della gittata dei missili e si tratterebbe dello sviluppo di una proposta formulata dall’ucraino Zelensky nello scorso mese di luglio sull’ipotesi di una “zona cuscinetto”. Staremo a vedere, ma intanto l’Europa registra ancora una volta con fastidio e indignazione il fatto che a portare il messaggio di Putin a Kyiv sia il premier ungherese e non come laborioso mediatore dell’Unione Europea, ma come emissario del Cremlino che da due anni ha i piedi in due staffe: membro della NATO e portavoce di Putin.

Del resto, il premier ungherese si è sempre messo di traverso alle sanzioni contro la Russia e ha sempre cercato di impedire o annacquare gli aiuti economici all’Ucraina. L’Ungheria è da giorni sulle prime pagine per il trattamento all’italiana Ilaria Salis (anche se l’Italia non ha sempre la coscienza pulita per il trattamento dei detenuti) e i segnali di un regime sempre più lontano dai principi democratici sono molti e biasimati dai membri dell’UE. Inoltre, nell’inquietante prospettiva che Donald Trump torni alla Casa Bianca abbandonando l’Europa alle mire e agli umori russi ha deciso di prendere decisioni immediate in difesa dell’Ucraina, con aiuti sia economici che militari.

Non risulta che l’Italia proceda in maniera diversa dagli altri membri dell’Unione il che vuole dire – per il principio di non contraddizione – che l’Italia condivide l’atteggiamento profondamente indignato per tutto ciò che sta facendo Orban e il suo regime che sta diventando proprio un regime e non una “democrazia di destra” come è stata la Polonia i cui elettori con le ultime libere elezioni hanno ribaltato i rapporti di forza politica a Varsavia.

Tutto ciò detto, la memoria torna a Giorgia Meloni che nella lunga intervista televisiva di Nicola Porro è stata una eccellente e disinvolta comunicatrice, capace anche di diffondere la confortevole sensazione di nostro Presidente del Consiglio ha svicolato. Sappiamo quale sia il problema: su Orban, si va a rompere con Salvini. E poiché non vogliamo rompere con Salvini, facciamo come fa Orban con le sanzioni alla Russia: annacquiamo. E qui sta il punto politico: non è più possibile annacquare perché il resto dell’Europa su Orban schiera e dice da che parte sta. E oggi, da che parte sta il governo italiano?

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.