In Campania una lista riformista, una lista civica intestata a Gaetano Manfredi, potrebbe essere la novità della campagna elettorale. Su quella lista, che vede tra gli azionisti di maggioranza i renziani di Italia Viva, oltre ad Azione e Più Europa, potrebbero convergere i voti dei moderati del centrosinistra, i più lontani dall’asse che regola ormai tutto l’equilibrio del campo largo. Il cui nucleo decisore – e decisivo – risiede nelle conversazioni a due voci che orientano tutta l’opposizione. Anche le elezioni regionali sembrano avvitarsi nella dinamica delle telefonate tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Due segreterie, Campo Marzio e Nazareno, che ormai fanno e disfano tra loro quello che – una volta – consultazioni digitali, attivisti di base, primarie e congressi locali avevano l’incarico di decidere. E oggi non decidono più.

Il voto nelle cinque Regioni, previsto tra settembre e ottobre, si avvicina. Accelerando, fin quasi a centrifugare, le trattative sulle liste, i candidati e gli accordi per le giunte. Nelle Marche tiene duro Matteo Ricci, raggiunto da un puntualissimo avviso di garanzia alla vigilia della formalizzazione della sua corsa come governatore. I Cinque Stelle lo provano a scavalcare con un nome magari dai natali meno renziani, capace di un dialogo migliore con il Movimento. E intanto Conte dice di aver «chiesto e ottenuto dalla Procura le carte» per valutare se ci siano ancora i presupposti per l’appoggio del suo partito.

In Toscana, a dispetto della morta gora romana, si porta avanti il popolarissimo presidente uscente, Eugenio Giani, autoricandidatosi per porre fine alla lunga attesa impostagli dal Pd nazionale. Ma ad ogni occasione il Movimento Cinque Stelle sottolinea la sua malmostosa adesione a patti elettorali in cui non si trova a fare la parte del protagonista. «In Toscana assistiamo al più enorme regalo della storia della politica», sottolinea il giornalista David Allegranti: al M5S, poco rappresentato dalle parti del Granducato e con percentuali elettorali irrilevanti, viene promesso l’ingresso in maggioranza con assessorati di peso nella futura giunta. Elly Schlein si muove come i debitori che debbono onorare una cambiale arrivata a scadenza. Come se dovesse condividere con il leader dei 5 Stelle una parte del successo, frutto della sorpresa ai gazebo delle primarie del 2022, dovuta – come è ultranoto – alla partecipazione di volti mai visti nei circoli del Pd.

Se sono tante le situazioni in cui deve ancora fermarsi il boccino, proprio per l’insistente pressione contiana, il terreno dove tutto sembra cristallizzato è quello della Campania. Nella Regione di Vincenzo De Luca – dove Pd e 5S hanno già in mano la maggioranza – il candidato unico è l’ex presidente della Camera, Roberto Fico. Uno che, dopo aver dismesso i panni della terza carica dello Stato, sembrava aver perso anche la carica vitale. L’energia. Non l’hanno più visto promuovere un convegno, partecipare a un’assemblea, alimentare un dibattito. Né a Roma né a Napoli, o in nessun altro piccolo o grande centro della sua Regione. Il vicepresidente dell’Associazione Ex Parlamentari, il socialista Giovanni Crema, ce l’ha proprio con lui. «Caro Fico, ti ricordo che non ci hai voluto mai ricevere perché rappresentavamo il vecchio da dimenticare. Siamo l’associazione che annovera presidenti del Consiglio, ministri, uomini e donne che hanno ricoperto importantissimi e delicati ruoli istituzionali. Caro Fico, non dimentico la tua perfidia e la campagna d’odio verso i partiti e i parlamentari. La Campania ha bisogno di un politico riformista e non di un figlio della borghesia salottiera che in divano ha gestito il populismo più volgare e demagogico».

Non tutti sono così ostili. All’uomo della strada, spesso poco incline a ricordare le vicende della politica, il nome di Fico rischia però di dire poco. Non importa. Il patto è siglato. Fico è il candidato in pectore della coalizione, che in Campania come altrove deve essere la più larga possibile. «Uniti si vince, divisi si perde. Lo sappiamo, e dato che vogliamo battere questa destra aderiamo alla candidatura che emerge in questi giorni come unitaria, indicata dal dialogo che si è consolidato tra Schlein, Conte e De Luca», riassume per Il Riformista il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, di Italia Viva. Tutti dietro a Fico, quindi. Che deve reinventare una sua identità più aderente al territorio, dopo anni di assenza. Se De Luca sarà davvero allineato a questa partita, lo scopriremo presto.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.