Matteo Renzi punta il reddito di cittadinanza. Il leader di Italia Viva ha annunciato via social l’intenzione di abolire la misura ‘simbolo’ del Movimento 5 Stelle e per farlo ha annunciato che il prossimo 15 giugno partire una raccolta ufficiale di firme.

“Ma vogliamo soprattutto cambiare il mondo del lavoro per i più giovani”, scrive l’ex presidente del Consiglio, che dà appuntamento al Talent Garden di Roma e su Radio Leopolda per l’evento “Né choosy né bamboccioni”, per una discussione proprio sulle tematiche del lavoro.

A rilanciare sul tema è anche il presidente di IV, Ettore Rosato, che riferendosi al reddito di cittadinanza parla di “strumento sbagliato” che “va riscritto tutto”. “Siamo al paradosso che spendiamo un sacco di soldi ma ci sono poveri senza aiuto, disoccupati senza proposte di lavoro, aziende senza lavoratori, piu’ lavoro nero. Ci vogliono più soldi per la lotta alla povertà – aggiunge Rosato – risorse direttamente alle aziende che assumono, più soldi in busta paga a chi lavora”.

Una mossa che non sorprende. Renzi si è sempre scagliato contro il provvedimento, l’ultima volta pochi giorni fa parlando dalla scuola politica della Lega, definendolo “una roba diseducativa” e commentando l’allarme lanciato dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia sui lavoratori stagionali che non si riescono a trovare

“In Italia il bravo ministro del Turismo propone di fare un decreto flussi per prendere lavoratori dall’estero per la stagione. Dice che mancano 350mila persone. Sapete che vuol dire questo? Che questo Paese ha un problema gigantesco. Abbiamo speso 21 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza”, sottolineava Renzi. “Io sono per abolirlo, quelli che ti dicono che va riformulato sono quelli alla Di Maio che l’hanno fatto e poi cercano di nascondersi dietro a questo. Il reddito di cittadinanza che la Lega ha approvato è una roba che io ritengo prima ancora che sbagliata anti educativa”.

Il ministro Orlando chiede accordo su salario minimo

Se Italia Viva punta a smantellare il reddito di cittadinanza, il ministro del Lavoro Andrea Orlando dall’altra parte rilancia sulle stesse tematiche. In una intervista a Rtl 102.5 il ministro Dem chiede più politiche attive, formazione e salari più alti per trovare la forza lavoro che le aziende fanno fatica a reperire.

“C’è un tema anche di quanto si dà – spiega infatti Orlando – subiamo la competizione di altri Paesi che anche negli stessi settori sono in grado di offrire posti di lavoro maggiormente remunerati”. Secondo Orlando non c’è uno spiazzamento del Reddito di cittadinanza che non è responsabile della mancata offerta di lavoro. “Stanno entrando in vigore delle norme – dice – che consentiranno di fare due chiamate di lavoro e in caso di mancata risposta ci sarà un decalage e poi una perdita del Reddito di cittadinanza. Io mi sentirei di dire che se un impatto c’è è abbastanza contenuto. L’assegno medio è di 500 euro. I due terzi dei percettori che sono occupabili sono nelle Regioni del Sud dove è più alto il tasso di disoccupazione. Non mi sentirei di dire che rispetto ai vuoti di manodopera ci sia un impatto determinante”.

Ma il punto chiave è quello di un ‘dibattito’ sul salario minimo. Per realizzarlo, sottolinea Orlando, “ci vogliono un insieme di norme, un accordo di carattere generale tra le forze politiche e le forze sociali. Credo sia necessaria. Ho avanzato una posposta: utilizzare come salario di riferimento, come salario minimo, il quantum definito dai contratti comparativamente maggiormente rappresentativi all’interno dei diversi settori, cioè dei contratti che disciplinano il lavoro della maggior parte dei lavoratori di quel settore”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.