È probabilmente lo sport più praticato dai campioni delle altre discipline una volta terminata la carriera agonistica. Viene scelto perché consente di continuare a provare certe sensazioni quando il fisico non permette più di mantenere al top prestazioni competitive, ad esempio nel calcio o nel basket. Ma il golf, diffusissimo in gran parte del mondo, è molto di più e gli italiani, che lo hanno intuito da tempo, potranno comprenderne completamente la portata dal 25 settembre, quando il nostro Paese ospiterà la Ryder Cup.

Si tratta del terzo evento sportivo al mondo – dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio – e dal 1927, ogni due anni, mette di fronte una selezione di golfisti europei a una di statunitensi. Grazie alla Ryder Cup la previsione è quella di registrare un incremento del nostro Pil e un massiccio aumento di presenze turistiche, concentrate proprio in quella settimana. I biglietti sono esauriti da tempo, ma la costante copertura televisiva garantirà anche nel resto d’Italia la possibilità di seguire l’evento e di cogliere gli elementi che hanno reso così amata questa disciplina. Dopo aver fatto notte negli anni passati per seguire le imprese azzurre nella Coppa America di vela, quelle di Alberto Tomba nello sci, o quelle dei nostri atleti alle Olimpiadi, potremo dedicare gran parte delle nostre giornate a tifare l’Europa sui green di casa nostra.

“Me lo auguro davvero” ammette Federico Chimenti, presidente della Federazione Italiana Golf. The “Abbiamo compiuto uno sforzo immane per ospitare questo evento che coinvolgerà nel mondo 800 mila persone. Possiamo dire che il nostro impegno è stato assoluto e disinteressato, oneri ed esborsi sono stati tutti a carico nostro”.

La competizione mondiale di settembre sarà il coronamento di un momento particolarmente felice del nostro golf, tornato a correre dopo l’inevitabile frenata dovuta alla pandemia: i tesserati sono 94 mila (un quinto donne, un decimo under 18), i campi 368. Il numero dei ragazzi sta crescendo sensibilmente e si è abbassata l’età media dei praticanti. Anche dalle donne arrivano segnali decisamente incoraggianti. Non è un caso che sia stato scelto il claim “golf è donna”, omaggio alla grande passione che stanno esprimendo le esponenti del gentil sesso.

Dal punto di vista agonistico, l’attività si divide fra i tornei professionistici internazionali (maschili e femminili), attività giovanile e dilettantistica, con campionati nazionali e internazionali individuali e a squadre, e attività paralimpica con tornei inclusi nel circuito Edga (European Disabled Golf Association). Per ciascuno di questi settori, la Fig ha previsto uno staff tecnico che segue i giocatori e le giocatrici e organizza per loro raduni e allenamenti ad hoc.

Gli italiani, professionisti e amateur, si sono distinti negli ultimi anni per un elevato numero di successi internazionali. Il movimento golfistico italiano rappresenta, dunque, un’eccellenza nel mondo in relazione al numero di tesserati. Basti pensare che nel 2018 gli strepitosi successi di Francesco Molinari portarono il torinese fino al quinto posto nel world ranking.

Nel 2023 gli azzurri che giocano sul Challenge Tour (l’Europa League del golf, per fare un parallelo con il calcio) hanno conquistato ben 5 trofei nell’arco di due mesi. Solo il Sudafrica, che però ha ospitato quattro tornei durante l’anno, può vantare questi numeri e risultati. Dopo la doppietta di Matteo Manassero e gli exploit di Andrea Pavan e Lorenzo Scalise, è arrivata domenica 23 luglio la vittoria di Francesco Laporta, un altro campione ritrovato. Anche nell’Alps Tour (la Conference League del golf) l’Italia sta recitando un ruolo da protagonista con tre successi ottenuti da tre giocatori diversi: Trinchero, Manica e Cianchetti.

Si potrebbe fare di più, però; per allargare la base e dare ancora più linfa al movimento, sarebbe sufficiente spazzare via alcuni pregiudizi che ancora impediscono al golf italiano di spiccare definitivamente il volo.

C’è ancora chi pensa che il nostro sia uno sport da ricchi, probabilmente ingannato dai ricchissimi montepremi percepiti dai grandi campioni. Non è così, è possibile giocare a golf spendendo poco”, chiarisce il presidente. “Certo occorre prendersi del tempo, ma si può trovare, e passare un bel pomeriggio su un prato all’aria aperta fa molto bene”. A chi volesse approcciare il golf in maniera alternativa suggeriamo “Il più bel gioco della mia vita”, il film tratto dal romanzo di Mark Frost che nel 2005 portò sugli schermi la mitica vicenda di Harry Vardon che, partendo da condizioni oggettivamente di svantaggio, riuscì a vincere gli Us Open.

È la nostra formula magica. Nel nostro sport ognuno può competere e vincere contro tutti”, parola di Presidente.

Giacomo Guerrini

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