L'assistenza sanitaria
Sanità in Campania, disastro totale: passata l’emergenza cambiare tutto
La pandemia da Covid-19 ci fa aprire gli occhi sulle ferite della nostra sanità. Sono tagli larghi e freschi dopo dieci anni di commissariamento durante i quali i programmi di riorganizzazione sono stati proposti con entusiasmo e con prospettive di risultati rapidi e concreti. Più che un brutto sogno, sembra un incubo perché la sanità ha subito drastici tagli lineari al personale e alle strutture che dovrebbero garantire salute. Contemporaneamente sono state prospettate delle corse in avanti che si sono bloccate davanti a misteriosi ostacoli. A che punto è l’assistenza campana? Partiamo dalla testa.
Dopo il lungo valzer di commissariamenti e la nomina di uno o più consiglieri alla sanità selezionati tra medici di fiducia del governatore De Luca, chiunque sarà il presidente della giunta regionale non può lasciare in cantina la nomina di un assessore alla Sanità. Serve un tecnico. Un addetto ai lavori che abbia già una conoscenza profonda dei problemi assistenziali della nostra regione con un governatore che – magari ignorando le candidature di chi proviene da altri mondi – accenda il disco verde su un “politico” della sanità. Uno specialista che lavori bene e a tempo pieno per l’assessorato sapendo che il futuro governatore avrà sempre un posto d’onore. Ossia diritto di intervento, di parola e (perché no?) in prima fila quando si realizzano importanti iniziative assistenziali. Ma una volta scelto il numero uno, ossia l’assessore, c’è uno staff regionale da inquadrare dopo averlo rigirato come un calzino. La Soresa con l’ex direttore generale annunciò tante belle iniziative.
Programmi e progetti di informatizzazione che sarebbero dovuti partire a giugno dell’anno scorso. Cose pratiche e utili come la cartella ospedaliera elettronica di cui si parla da anni. Ma questo sogno non si è trasformato in realtà. Diversi dirigenti regionali sono impacciati, timidi, hanno paura di parlare o dimostrano semplicemente impreparazione o incapacità. Con uno staff dirigenziale che zoppica un settore importante come la “convenzionata esterna” ha accettato rimborsi trimestrali che quasi ogni mese e mezzo hanno determinato il blocco dell’assistenza. Negli anni precedenti il governatore De Luca era critico con la giunta Caldoro che da settembre obbligava i cittadini a bloccare l’assistenza per analisi, radiografie e ogni altra assistenza in convenzione. Spiace ammetterlo ma su questo fronte, imitando il gambero, abbiamo fatto un po’ di retromarcia. Le ferite sono larghe, profonde e ancora umide.
<Siamo pochi, pochissimi. Il commissariamento ha bloccato il turn over>. È la verità. Ma il concorsone regionale organizzato dopo l’addio al commissariamento dovrebbe riaprire presto il bocchettone dell’ossigeno. L’assenza di medici, infermieri, tecnici, farmacisti, ricercatori denunciata dal governatore De Luca è di circa tredicimilacinquecento persone. Arriveranno in fretta perché la pandemia da Covid-19 dà un colpo d’acceleratore ai problemi della sanità. Siamo in emergenza. Ma una volta tornati alla normalità dovrà sparire il famigerato f.f. – ossia la sigla del dirigente “facente funzione” – che organizza e dirige reparti magari in uno o in più ospedali con l’incarico a scavalco. Conti in regola e una lenta ma costante risalita nella graduatoria dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) ci hanno permesso di uscire dal commissariamento. Ma abbiamo rischiato grosso. Dal 2020 sarebbero dovuti entrare in vigore nuovi parametri per i livelli di assistenza che, secondo le programmazioni del ministero della Salute, ci avrebbero riportati nuovamente nei bassifondi della classifica. Da un commissariamento appena chiuso a un nuovo commissariamento. Roberto Speranza, il ministro della Salute, ci ha aiutati. Per le Regioni che come la Campania uscivano dal commissariamento ha autorizzato lo slittamento di un anno dei nuovi Lea.
Forse non sarebbe successo lo stesso con l’ex ministro Grillo, ma questo rinvio si è rivelato un importante salvagente. Usiamolo. C’è bisogno di un assessore alla Sanità, di efficienti dirigenti regionali e aziendali, di concorsi per eliminare incarichi precari. Anche se i tagli lineari hanno fatto sparire reparti, posti letto e ospedali sarebbe opportuno programmare la riorganizzazione del territorio che commissari e consiglieri hanno trascurato: il fine settimana è da lista nera per gli ospedali perché mancano medici e i pediatri di libera scelta mentre i dieci distretti cittadini onorano il week end chiudendo i portoni degli ambulatori. Non si può avere un mal di testa, non c’è possibilità di un’ecografia o di una radiografia, è vietata anche una semplice analisi del sangue.
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