“Qui ci si trova di fronte a un fatto di portata straordinaria. È come se fosse venuto giù un enorme grattacielo di ghiaccio. Come si può pensare di prevedere una cosa del genere?”, ha detto Luca Zaia dopo l’incontro con i familiari delle vittime e di chi non si trova più insieme al presidente del Consiglio Mario Draghi. È bastata una manciata di secondi e il seracco di ghiaccio è precipitato alla velocità di 300 km orari. Li cercheranno, quei 13 dispersi sulla Marmoloda, con la certezza di non trovarli in vita.

Ma per adesso li cercheranno solo con droni ed elicotteri, anche perché non c’è alcuna speranza di sopravvivenza per chi è stato travolto da migliaia di tonnellate di ghiaccio e rocce domenica alle 13.45. Le ricerche sono partite alle 8.30 dopo che ieri il maltempo e le condizioni del ghiacciaio hanno di fatto impedito le operazioni. A Canazei, su tavoli del centro di coordinamento delle ricerche, i nomi e le foto dei dispersi che ancora non si è inserito nell’elenco delle vittime: 7, di cui tre italiane. Al parcheggio del lago Fedaia, a 2.200 metri dove il sole già picchia, ci sono ancora le auto di quei 13 escursionisti.

Una tragedia avvenuta dopo un inverno quasi senza neve e una primavera e un inizio estate senza pioggia e temperature record. “In poche settimane – ha detto Gino Comelli, capo del soccorso alpino fassano per un quarto di secolo, intervistato da Repubblica – sotto il ghiacciaio precipitato si è formato un accumulo immenso di acqua. Lo scioglimento che prima impiegava decenni è avvenuto in due mesi e non ha trovato una via d’uscita nei torrenti sotterranei che vediamo sgorgare ai piedi dei seracchi. La pressione dell’acqua, tra ghiaccio e roccia, si è rivelata una bomba: ha sollevato il ghiaccio fino a lanciarlo nel vuoto”.

“Il ghiacciaio risulta si fosse rotto in tante isole – dice Jacopo Gabrielli, glaciologo del Cnr chiamato a Canazei – e venivano segnalati decine di crepacci che inghiottivano il ghiaccio vivo fuso dal sole. L’acqua ha consumato il piede, innescando il collasso. A provarlo, le cascate che ora precipitano nel cratere. Ormai poteva succedere in ogni istante, tra due mesi come tra due anni: escluso che quel seracco sarebbe rimasto dov’era”.

Intanto continuano le ricerche con droni ed elicotteri che captano segnali per cercare di recuperare quel che resta delle persone che potrebbero essere sotto i ghiacci. Questo metodo ha permesso ieri di recuperare i resti della settima vittima, pur irriconoscibili e parziali. Grazie agli infrarossi si opera però giorno e notte: in arrivo anche un elicottero capace di captare i segnali di cellulari ancora accesi, dopo che i rilevatori del calore corporeo non servono più. Il rischio di ulteriori distacchi non permette di garantire l’intervento via terra. Sono le decisioni prese dai soccorritori visto che è “alquanto impossibile pensare che a più di 24 ore dal crollo possa esserci chi si sia salvato da un fiume di ghiaccio, sassi e rocce“. Una scelta che non mette in pericolo gli uomini che da ieri lavorano senza sosta e senza dimenticare che un altro blocco, alto 40-50 metri, è rimasto ‘sospeso’ e sembra destinato a franare, anche se è improbabile stabilire quando.

Le vittime della Marmolada

Tra le vittime accertate figurano Paolo Dani, 52 anni, guida alpina di Valdagno; Filippo Bari, 27enne di Malo (Vicenza), sposato, padre di un bambino di 4 anni e titolare di un negozio di ferramenta (poco prima della tragedia aveva inviato un selfie ad amici e famiglia: “sono qui!”); Tommaso Carollo, manager di 48 anni di Thiene (Vicenza) sulla Marmolada con la fidanzata (ricoverata in ospedale); Davide Miotti, 51 anni, guida alpina e titolare del negozio di abbigliamento sportivo. Dispersa al momento Erica Campagnaro, moglie di quest’ultimo.

Tra i dispersi ci sono altri alpinisti del Club Alpino Italiano della sezione di Malo. Mancano all’appello anche un altro uomo, sui 50 anni, di Alba di Canazei, una donna e un ragazzo di Pergine Valsugana, in Trentino. Uno dei due feriti gravi è stato trasferito all’ospedale di Treviso dopo una prima valutazione a Belluno ed è ora in condizioni stabili. Lo riferisce l’azienda sanitaria Ulss n.2. Non è cosciente e quindi non è ancora stato possibile identificarlo: secondo quanto dichiarato dalla struttura ospedaliera ha un importante edema cerebrale e lesioni agli organi interni.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.