Mario userà il mignolo della mano destra – l’unica parte del corpo che risponde ai comandi del suo cervello – per azionare l’infusione del farmaco nel suo corpo. E morire, come ha scelto di fare dopo più di dieci anni costretti in un letto, immobile, dopo un gravissimo incidente. A dare il via libera la Asur Marche, con la relazione finale dell’Azienda sanitaria: i requisiti per la somministrazione del Tiopentone sodico. Il quarantenne era stato il primo paziente italiano, lo scorso novembre, a ottenere il via libera per il suicidio medicalmente assistito in Italia.

La scelta del farmaco da usare e le modalità di autosomministrazione erano l’ultimo nodo da sciogliere, dopo la battaglia legale sul fine vita vinta che aveva subito comunque lungaggini pur dopo l’ok del Comitato Etico dell’Asur (il Comitato etico è un organismo indipendente formato da medici e psicologi che ha la responsabilità di garantire la tutela dei diritti dei pazienti). Mario in questi mesi aveva mosso appelli al governo e alle autorità locali per ricevere attenzione sulla sua condizione. “Quanto dovrò ancora aspettare per la verifica del farmaco ordinata dal tribunale di Ancona? Mi state condannando a soffrire ogni giorno di più, a essere torturato prima del suicidio assistito che, dopo le verifiche del Comitato etico, è un mio diritto, come dice la Corte Costituzionale”.

Il farmaco deciso dalla commissione è definito “idoneo a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile”. Mario morirà in 15-20 secondi dall’auto-somministrazione. La notizia è arrivata a sedici mesi dal giorno in cui l’uomo aveva chiesto di applicare alla sua condizione la sentenza della Corte Costituzionale sul caso “Cappato-Dj Fabo” del 2019. A 43 anni, nell’estate del 2020, aveva già ottenuto il via libera per andare a morire in Svizzera dove la pratica è legalmente consentita. Prima di partire aveva però deciso di continuare in Italia a far valere la sentenza che dettava che a determinati requisiti, pur senza una legge sul fine vita, era possibile accedere al suicidio assistito.

Quattro sono le condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale: che il paziente sia tenuto in vita da trattamento di sostegno vitali; che sia affetto da una patologia irreversibile; che la sua patologia sia fonte di sofferenze intollerabili; che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Mario potrà ora scegliere quando morire. Potrà farlo a casa, al fianco di sua madre e delle sue persone più care. Potrà comunque cambiare idea anche all’ultimo istante: soltanto lui può infatti autosomministrarsi il farmaco letale e non sarà consentito invece l’intervento di nessun medico (come succede invece con l’eutanasia).

La storia di Mario

L’associazione Luca Coscioni, dopo il via libera del Comitato etico, aveva reso noto un messaggio di Mario (nome di fantasia) nel quale il paziente raccontava la sua storia e spiegava i motivi della sua decisione: “Purtroppo da 11 anni sono paralizzato dalle spalle ai piedi a causa di un incidente stradale, destino, colpa mia, non lo so, ma è andata così. Sto combattendo come un leone da allora ma a causa dei costanti peggioramenti della mia disabilità e la stanchezza mentale di vivere una vita che di vita naturale e dignitosa non ha più nulla, sono stanco e voglio essere libero di scegliere sul mio fine vita. Nessuno può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni, negarmi un diritto dato da una sentenza della Coste Costituzionale sarebbe, oltre che una gravità assoluta, sarebbe condannarmi a vivere una vita fatta di torture, di umiliazioni e di sofferenze che io non tollero più. Si devono mettere da parte ideologismi, ipocrisia, indifferenza, e ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore e le sofferenze di malati e persone fragili. Mario”.

 

Mario raccontava nel suo ultimo appello scritto ai vertici della sua Asl di riferimento, al Comitato Etico Regionale, al ministro della Salute Roberto Speranza e al Presidente del Consiglio Mario Draghi di vivere un’“attesa fatta di agonia e tortura quotidiana” con “dolori fisici che sono in costante aumento: le spalle, le articolazioni, i muscoli del collo, le scapole, la colonna vertebrale. Fino all’anno scorso riuscivo a stare un po’ seduto sulla mia carrozzina sul terrazzo; quest’estate le poche ore che l’ho fatto sono state massacranti e non vedevo l’ora di tornare sul letto su cui, specie di pomeriggio, a causa delle contrazioni devono legarmi o rischio di cadere” e anche “nel mangiare e nel bere rischio la vita a causa della trachea deviata. Il mio cuore è spesso in tachicardia”. A prendersi cura di lui è la madre.

Mario “aveva anche denunciato – si legge sul sito dell’Associazine Coscioni – lo stesso Comitato e l’Azienda sanitaria unica regionale delle Marche per il reato di tortura, oltre che per il reato di omissione di atti di ufficio e tutti gli ulteriori reati collegati che potessero configurarsi, a causa dei continui ostruzionismi e omissioni, che si manifestavano sotto forma di mancate verifiche sul farmaco e le relative modalità di somministrazione”.

La battaglia con l’Associazione Luca Coscioni

Dopo la notizia della scelta del farmaco è arrivato il commento dell’Associazione Luca Coscioni, che ha seguito il caso di Mario. “È una svolta storica — ha dichiarato Filomena Gallo, codifensore di Mario e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni —. Da oggi in Italia abbiamo non solo delle regole precise, stabilite dalla Corte costituzionale nella Sentenza Cappato, ma anche delle procedure e delle pratiche mediche definite che includono le modalità di auto-somministrazione del farmaco da parte del paziente”.

L’Associazione si sofferma sulla nascita di un precedente e sottolinea come “sarebbe ora grave se il Parlamento insistesse a voler approvare delle norme – come quella in discussione alla Camera – che restringono, invece che ampliare, le regole già definite dalla Corte costituzionale. È a questo punto ancora più importante che si possa tenere il Referendum sul fine vita, che consentirebbe di eliminare la discriminazione nei confronti di coloro che devono essere aiutati da un medico per ottenere di porre fine alla propria vita senza soffrire, una possibilità oggi vietata perché si configura il reato di ‘omicidio del consenziente’”, hanno concluso Gallo e Cappato. Sul referendum sul fine vita si esprimerà il 15 febbraio la Corte Costituzionale.

La proposta di referendum punta ad abrogare una parte dell’articolo 579 del codice penale che punisce l’omicidio del consenziente. In caso di approvazione sarebbe permessa l’eutanasia attiva, ovvero quella che avviene con la somministrazione da parte del medico e che al momento è illegale in Italia. A promuovere il referendum l’Associazione Luca Coscioni alla quale si sono uniti partiti come +Europa, Possibile, Radicali Italiani e Sinistra Italiana.

 

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.