“Con tristezza dobbiamo far notare che il Teatro San Carlo di Napoli non riesce a mettere in cartellone uno spettacolo di autentico valore che possa includere l’intero settore del ballo, anche quella parte tanto bistrattata dei precari”. Così i lavoratori precari del settore ballo del Teatro San Carlo denunciano una situazione che lascia ferma in tutti i sensi una grossa fetta di lavoratori dello spettacolo.

“Dopo mesi di grandi difficoltà – continua la nota diffusa dai precari – in particolare modo per il settore dello spettacolo, il Paese prova a ripartire con cautela, ma anche con passione e determinazione. È bello e rincuora l’anima vedere come i grandi e storici teatri italiani si fanno in quattro per mettere in cartellone produzioni di valore, cercando di superare tutte le difficoltà organizzative ed economiche e provando a tutelare, nei limiti del possibile, i lavoratori e gli artisti, stabili e precari, che da sempre garantiscono continuità e successo”.

Invece il Teatro San Carlo di Napoli, pur godendo di una delle strutture più grandi e più belle d’Europa, e pur disponendo di ben 5 sale da ballo, non riesce a ripartire. “Ma le promesse, puntualmente non mantenute, erano altre – dicono i precari – A giugno il nuovo sovrintendente Lissner dichiarava, in previsione di una prossima ripresa post lockdown: ‘Inizierei dalle produzioni che sono state congelate proprio per far recuperare agli artisti parte dei compensi sui contratti annullati’. Dove sono finiti gli accordi sindacali che garantivano mesi di lavoro agli artisti precari?
Al momento solo un assordante, inaccettabile e imbarazzante silenzio”.

“Da giugno vengono proposte solo piccole e invisibili produzioni che vedono coinvolte le poche persone già legate contrattualmente al teatro. Piccole produzioni, specchietto per le allodole di una falsa ripartenza – spiegano – Gli artisti e i precari sono a casa da mesi, senza lavoro e senza risposte. Tutto riparte, ma per il grande San Carlo di Napoli l’arte resta in lockdown o poco oltre.
Vorremmo che fosse fatta luce su tutta questa storia e che venga ridata dignità a quei lavoratori e a quelle lavoratrici che vedono la propria arte umiliata da anni di incomprensibile precariato”.

E concludono la nota citando l’articolo 9 della Costituzione Italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

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