L'infettivologo risponde
Terza dose del vaccino, cosa succede a chi ha ricevuto il monodose Johnson&Johnson?
Anche in Italia è partita la campagna vaccinale per le terze dosi. Si inizia dalle persone fragili e dal personale sanitario. Ma quali sono i vaccini che saranno usati? “Come gli altri paesi occidentali, anche l’Italia si è orientata ad utilizzare prevalentemente se non esclusivamente vaccini ad mRNA (Pfizer e Moderna), piuttosto che quelli a vettore virale (AstraZeneca e Johnson &Johnson, o altri in sperimentazioni come Reithera). Questo significa che la terza dose sarà prevedibilmente solo con vaccini ad mRNA”, ha detto al Riformista Nicola Coppola, docente di Malattie Infettive dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.
Dunque AstraZeneca e Johnson & Johnson non saranno usati per il terzo richiamo del vaccino, ma chi lo ha ricevuto come prima e/o seconda dose, quando sarà il momento, dovrà fare anche la terza con Pfizer o Moderna. In effetti chi ha ricevuto il monodose Johnson dovrà fare la “seconda dose”. “Chi ha avuto una dose di Johnson & Johnson è paragonabile ad un soggetto vaccinato con 2 dosi di altro vaccino. Pertanto avrà una terza dose, quasi sicuramente con vaccino ad mRNA”, ha spiegato Coppola.
Continuando: “La terza dose può essere differente e tranquillamente effettuata con vaccino diverso senza rischi. I dati sulla discordanza di tipo di vaccino (mRNA e vettore virale) tra prima e seconda dose, anzi, dimostrano che usare tipi diversi di vaccini si associa ad una migliore risposta alla vaccinazione”.
Per il momento il vaccino Johnson è stato inoculato soprattutto alla fascia d’età più giovane della popolazione. Anche a loro toccherà la “seconda dose”, che sarebbe la terza per gli altri vaccini? “I ragazzi hanno normalmente una ottima risposta ai vaccini, a differenza degli anziani e degli immunodepressi – ha detto l’infettivologo – Al momento quindi non abbiamo dati sulla necessità della terza dose in questa categoria di soggetti, fatta eccezione per i ragazzi con immunodepressione”.
Durante tutta la prima tornata di vaccinazioni si è parlato molto effetti collaterali dei vaccini. Ma gli scienziati dicono che con la terza bisogna star sereni. “I dati provenienti dall’esperienza soprattutto in Israele dimostrano che gli effetti collaterali sono simili per incidenza e gravità a quelli delle dosi precedenti”, ha detto Coppola. Non c’è da temere nemmeno la trombosi, perché “è un effetto collaterale associato ai vaccini a vettore virale ed è più frequente nella prima dose; si presuppone quindi che non sia la trombosi un effetto collaterale della terza dose”, ha continuato l’infettivologo.
Secondo i primi dati raccolti anche chi ha già avuto il Covid probabilemnte dovrà avere la terza dose del vaccino. “Pochi sono i dati sull’argomento – continua l’infettivologo – In ogni caso per verosomiglianza a quanto noto per la vaccinazione, verosimilmente una ulteriore dose verrà effettuata anche nei soggetti che hanno avuto il COVID: sarà la terza dose se la prima dose era stata effettuata dopo il sesto mese della positività, sarà seconda dose se la prima era stata effettuata entro il sesto mese”.
“La terza dose verrà programmata secondo il programma descritto precedentemente. In ogni caso mai prima di 2 mesi dalla seconda dose. La titolazione degli anticorpi anti-spike non rientra tra le indagini necessarie da fare. Questo perché avere pochi anticorpi non significa necessariamente essere esposti al virus: infatti, la produzione degli anticorpi è espressione della immunità anticorpale, ma esiste anche l’immunità cellulo-mediata, per studiare la quale non abbiamo test a disposizione similari. Inoltre, non ci sono, ad oggi studi, che evidenziano una soglia minima di anticorpi protettivi. Pertanto la scelta della terza dose non dipenderà dal titolo anticorpale”.
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