Il Comitato scientifico della Food and Drug Administration (Fda), l’autorità regolatoria degli Stati Uniti, si è espresso e ha detto ‘sì’ alla terza dose di Pfizer per le persone fragili o che hanno più di 65 anni di età a partire dai sei mesi dopo la seconda dose. Si tratta solo di una raccomandazione e il verdetto definitivo della Fda arriverà la prossima settimana.
Al momento, per il resto della popolazione Usa, non è prevista la terza somministrazione del vaccino anti Covid-19. Cruciale per questa decisione la pubblicazione della raccomandazione del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie su alcuni dati che indicano che il livello di protezione contro i ricoveri: le persone che hanno ricevuto il vaccino Pfizer vedono la copertura dal virus ridotta nei quattro mesi successivi alla vaccinazione completa.
Ricoveri
Secondo gli studi del Cdc, da due settimane dopo la seconda dose Pfizer a quattro mesi dopo, le persone sono protette da ospedalizzazioni al 91 per cento. Dopo i 120 giorni dalla somministrazione della seconda dose, l’efficacia del vaccino contro i ricoveri scende al 77 per cento.
Discorso diverso per il siero Moderna, che non ha mostrato una diminuzione comparabile nello stesso lasso di tempo. Dopo quattro mesi, infatti, l’efficacia contro la malattia grave è stata valutata al 92 per cento: un livello uguale all’efficacia raggiunta subito dopo la somministrazione (il 93 per cento). Il vaccino Moderna ha anche prodotto livelli di anticorpi post-vaccinazione più elevati rispetto agli altri due vaccini.
Lo studio ha preso in considerazione 3.689 persone senza condizioni di immunocompromissione, ricoverate in 21 ospedali statunitensi in 18 Stati dall’11 marzo al 15 agosto; tra questi sono compresi cento volontari sani arruolati in tre ospedali, dopo un periodo che va dalle due alle sei settimane successivo alla vaccinazione completa.
La terza dose in Italia
La settimana scorsa in Italia è partita la somministrazione della terza dose del vaccino per le persone immunodepresse e per coloro che hanno subito un trapianto di un organo solido. La volontà delle autorità sanitarie nazionali è quella di tutelare la popolazione a fronte della dilagante diffusione della variante Delta.
In Italia i dati dell’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), pubblicati venerdì, mostrano numeri incoraggianti: un’efficacia contro le ospedalizzazioni dei vaccini del 93,1 per cento e contro il ricovero in terapia intensiva del 95,4 per cento (periodo 4 aprile-12 settembre).
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