Le ragioni di Israele
Tiqqun ‘Olam, ovvero “riparare il mondo”: una bussola per il progetto israeliano

Nel dibattito acceso che circonda Israele e il popolo ebraico si rischia di perdere di vista una verità fondamentale: Israele non è solo uno Stato, ma anche un’espressione concreta di un’antichissima visione etica, quella della cultura ebraica. L’ebraismo non è una religione, ma una cultura fatta di testi, memoria, lingua, identità e impegno, fondata sull’idea che il mondo possa e debba essere riparato. Il concetto di Tiqqun ‘Olam, “riparare il mondo”, accompagna da secoli la preghiera finale di ogni liturgia ebraica, l’Alènu, dove si auspica un ordine morale universale condiviso. Nel Talmud diventa criterio per correggere norme giuridiche quando esse danneggiano l’equilibrio sociale. È dunque un principio di giustizia attiva, non uno slogan spirituale.
Il concetto
Tiqqun ‘Olam significa rifiutare l’indifferenza, come nel principio biblico. “Non restare immobile sul sangue del tuo prossimo”, dice la Tōrāh (Lev. 19:16). Si manifesta nell’educazione, nella giustizia sociale, nel rispetto ambientale, nella tutela dei diritti. È stato la spinta di molti ebrei nei movimenti per i diritti civili, e continua oggi a ispirare Ong, attivisti, medici e giuristi israeliani che operano per una società più inclusiva e solidale. E proprio oggi, mentre la politica israeliana affronta sfide drammatiche tra guerra, fratture interne e un rapporto sempre più doloroso con il popolo palestinese, il Tiqqun ‘Olam non dovrebbe essere patrimonio di una minoranza idealista, ma diventare bussola per scelte concrete, capaci di restituire al progetto israeliano una coerenza etica profonda, e visione a un progetto collettivo che altrimenti rischia di smarrirsi.
Un atto di resistenza culturale
Comprendere Israele non significa approvarne ogni scelta, ma riconoscere le radici morali del suo popolo e della sua cultura, l’ebraismo, che non chiede adorazione né santificazione acritica di nessuna entità umana o divina, ma ascolto critico e riconoscimento della complessità, fin da quando il primo patriarca, Avraham, riprende aspramente la Trascendenza divina con le parole “Il giudice di tutta la Terra non attuerebbe la Giustizia?” (Gen. 18:25). Oggi, in un tempo in cui la superficialità uccide la verità, parlare di Tiqqun ‘Olam è un atto di resistenza culturale. Riparare il mondo non è un’utopia, ma un’urgenza. E comincia con un gesto semplice: quello di conoscere davvero, prima di giudicare.
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