Per gli amanti dello sci il 27 novembre è la data che stavano aspettando da mesi: è il giorno della riapertura degli impianti. “Coronavirus: stop stagione sciistica in Alto Adige”, batteva l’ANSA il 9 marzo 2020. E da allora, salvo poche eccezioni gli impianti sono rimasti fermi. E a pochi giorni dalla nuova stagione, già si temono le chiusure come potrebbe succedere in Alto Adige. Intanto le prenotazioni in Italia procedono a gonfie vele e a nord del Brennero potranno sciare solo vaccinati e guariti.

Le regole per la stagione sciistica 2021-22

Si potrà sciare solo in zona bianca e gialla ma è obbligatorio avere il green pass. Il protocollo approvato dai gestori prevede anche una serie di regole. Il limite della capienza per le cabinovie è fissato all’80%, sulle seggiovie è al 100% a meno che non sia necessario viaggiare con le cupoline abbassate. Nelle aree comuni e all’interno delle cabine è sempre obbligatorio indossare la mascherina.

All’interno dell’area sciistica, dovranno essere creati dei percorsi che garantiscano il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro ed è prevista la presenza di personale che regoli il flusso per ridurre assembramenti e occasioni di contatto. Nel protocollo è previsto l’incentivo della vendita online degli skipass, così da limitare gli assembramenti. In zona arancione o rossa gli impianti da sci sono chiusi e al momento questo rischio riguarda l’Alto Adige che già venerdì potrebbe andare in giallo, ma ha dati che fanno temere il passaggio in arancione nelle prossime settimane, e a rischio sono anche i mercatini di Natale.

La proposta per evitare la chiusura

“Bisogna aprire gli impianti sciistici solo ai vaccinati seguendo il modello dell’Austria. Sì al green pass ma non con il tampone, e vaccino anche per i bambini”, ha detto qualche giorno fa la presidente Associazione nazionale impianti funiviari (Anef) Valeria Ghezzi, in seguito alla crescita dei contagi che preoccupa in vista dell’apertura della stagione invernale tra fine novembre e il ponte dell’Immacolata: “È un’ipotesi nata in Alto Adige seguendo l’esempio austriaco”. A mali estremi dunque, estremi rimedi pur di salvare la stagione.

L’Alto Adige in particolare potrebbe scattare presto in zona gialla e dopo poco addirittura in arancione che potrebbe costare la chiusura degli impianti. Il tutto proprio mentre le Dolomiti potrebbero approfittare del fatto che i centri sciistici in Austria stanno registrando una valanga di disdette di turisti tedeschi per le vacanze di Natale.

Thomas Widmann, assessore alla sanità altoatesino e il governatore Arno Kompatscher hanno incontrato a Roma, in vista della conferenza delle Regioni, la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini, ipotizzando l’uso delle Ffp2 sugli autobus oltre che l’obbligo di mascherina all’aperto verso cui va incontro. Non solo, da tempo Bolzano si sta impegnando per evitare la chiusura degli impianti di risalita in zona arancione (con il supporto delle altre Regioni con centri sciistici). La motivazione è semplice: lo sci è uno sport individuale che si pratica all’aria aperta.

I timori degli operatori: un altro stop sarebbe devastante

Per gli operatori una cosa è certa: ogni ulteriore stop sarebbe devastante. “Siamo vicini alla stagione invernale, e dopo quello che abbiamo passato l’anno scorso, diventerebbe tutto molto più complicato”, ha detto preoccupato al Mattino Gustav Thoeni, albergatore ed ex campione di sci. Secondo l’ex campione della valanga azzurra: “Meglio restrizioni al massimo piuttosto che le chiusure”. Gli operatori hanno infatti investito molto nel rendere i loro impianti sicuri e tutte le procedure automatizzate al massimo.

La priorità resta salvare la stagione ha spiegato a più riprese Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, l’Associazione nazionale esercenti funiviari: “In tal senso, auspicando che la situazione non precipiti, tuteliamo chi si è vaccinato, responsabilmente e magari non convintamente: se si dovesse andare verso delle restrizioni, le si facciano sui no vax. Se dovesse servire si guardi al modello austriaco per tutelare le comunità, il lavoro e l’economia”.

Per il presidente degli albergatori altoatesini Manfred Pinzger invece il nodo è soprattutto nella risposta dei cittadini: L’Alto Adige è infatti una delle zone dove i vaccinati sono di meno. “Spero che gli appelli a intensificare i controlli del Green pass e di farsi finalmente vaccinare trovino ascolto. Meglio tardi che mai, così il settore turistico potrà lavorare quest’inverno”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.